Il Veneto riorganizza i nidi in famiglia

A seguito dell’entrata in vigore del Dlgs n.65 del 2017, che definisce le tipologie dei servizi educativi su tutto il territorio nazionale, le diverse Regioni si stanno preparando ad aggiornare la loro normativa nel settore.

Una delle prime è la Regione Veneto, che ha inserito fra i servizi educativi a tutti gli effetti anche i nidi famiglia, per i quali aveva avviato due sperimentazioni nei decenni precedenti. L’ultima di queste sperimentazioni, quella del 2008, è risultata quella vincente, con più di 350 nidi in famiglia attivati fino ad oggi sul territorio regionale, in un sistema a rete del tutto particolare e originale, unico in Italia.

In questi ultimi mesi, la Regione del Veneto ha inteso, in sintonia con la vigente normativa, disciplinare la tipologia di questo servizio alla prima infanzia svolto presso civile abitazione per un numero ridotto di bambini e con una modalità relazionale-educativa fortemente mutuata da quella “familiare”. Pertanto si è reso necessario individuare i requisiti minimi generali e minimi specifici per tipologie di strutture precedentemente prive di apposita disciplina, nonché ad aggiornare alcuni requisiti per renderli maggiormente rispondenti alla normativa nel frattempo intervenuta.

Con la Dgr n. 153 del 16 febbraio 2018 il sistema dei nidi famiglia Veneto viene quindi ridefinito e rinomato. Quali sono le ali novità? Ce ne parla la dott.ssa Marilisa Modena, Organizzatore di nidi in famiglia:

“In primo luogo, era necessario allinearsi con le nuove normative nazionali che richiedono una precisa qualifica professionale per tutti gli educatori dei servizi educativi. Anche i nidi famiglia, rientrando a pieno titolo nei servizi educativi, dovranno da ora in poi sottostare a questa norma. Pertanto anche le collaboratrici educative (titolari del nido famiglia in Veneto) dovranno avere conseguito la Laurea L19 in Scienze dell’educazione. La misura non è  retroattiva, ma in ogni caso la Regione Veneto sta organizzando un percorso formativo supplementare per tutte le realtà che già gestivano i nidi famiglia prima della riforma di quest’anno.”

“Un altro aspetto importante è quello relativo all’obbligo di Comunicazione di inizio attività da presentare al Comune territorialmente competente. Fino a questo momento era obbligatorio solo essere compresi in un elenco regionale in base a comunicazioni presentate dagli Organizzatori. Ora invece i nidi famiglia sono responsabili delle dichiarazioni depositate presso i Comuni, che riguardano nello specifico la salubrità e la messa in sicurezza degli ambienti, oltre che il rispetto delle norme regionali. In questo modo inoltre, ogni Comune potrà avere una chiara individuazione dei servizi presenti nei suoi confini, ed intervenire in caso di servizi non autorizzati.”

 

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