Telecamere al nido: tutte le novità della nuova legge

Il grande sdegno per insegnanti e personale violenti, per bambini e anziani picchiati e insultati, ha promosso una legge per l’installazione di videotelecamere in asili nido, scuole d’infanzia e strutture socio-assistenziali (centri per disabili e anziani).  La legge è stata approvata dalla Camera ma mentre attendeva l’approvazione al Senato, il garante della Privacy ha detto “no” all’installazione obbligatoria delle telecamere, in quanto come ha spiegato Soru, presidente dell’Autorità: “Sistemi di controllo così intrusivi devono essere usati con estrema cautela dal momento che possono condizionare la spontaneità del rapporto con gli insegnanti.” Nel frattempo, in molti asili nido privati già da diversi anni le telecamere sono state introdotte con successo, e le stanze dei bambini sono visitabili “virtualmente” dai genitori. Il meccanismo è semplice: ogni computer dei genitori viene dotato di un software grazie al quale collegarsi alla telecamera in qualsiasi momento della giornata. Naturalmente c’è bisogno di una password, di una parola chiave, per poter accedere al servizio: questa viene fornita direttamente dagli operatori dell’asilo nido e cambia ogni giorno.

Costi a carico delle strutture. Nella nuova legge, le strutture pubbliche che vorranno montare le videocamere dovranno farlo a proprie spese. Senza oneri per lo Stato. Poi, sia le strutture private sia quelle pubbliche, potranno farlo soltanto “previo accordo collettivo con le rappresentanze sindacali unitarie” o, in mancanza di consenso, con l’autorizzazione dell’Ispettorato del lavoro.

Le criticità. A opporsi alla legge però non sono state soltanto le principali sigle sindacali e le associazioni delle scuole d’infanzia, fin dalle prime stesure del testo il Garante per la privacy ha sollevato obiezioni sui rischi di uso illecito dei video. La legge prevedeva che le videocamere fossero a circuito chiuso e le immagini cifrate al momento della registrazione attraverso un sistema con due chiavi, una in possesso della struttura, l’altra di un ente certificato terzo. In caso di segnalazione o denuncia potranno vedere le immagini soltanto il pubblico ministero, o la polizia giudiziaria su sua delega. La presenza dei sistemi di sorveglianza dovrà essere sempre segnalata a chiunque accede ai locali monitorati.

Alcuni pedagogisti lanciano un allarme: l’uso delle telecamere nei nidi porta a minare il senso di fiducia che genitori e personale devono nutrire reciprocamente, fondato su un patto educativo condiviso, e anche se sembra un sistema rapido e comodo per controllare eventuali comportamenti violenti, in realtà non li eradicherebbe nel profondo perchè agirebbe da deterrente superficiale. Certamente l’educatrice o insegnante con attitudini violente saprà di essere controllata, e si spera che desisterà, ma al tempo stesso non si deve dimenticare che bisogna lavorare su una valutazione e verifica permanente del lavoro di cura: solo grazie ad un lavoro continuato sull’equipe educativa si potranno raggiungere risultati profondi.

Altri operatori del settore educativo sottolineano l’importanza di misure preventive, attuate in particolare sulla supervisione sia psicologica che pedagogica costante dell’equipe: un monitoraggio effettuato da una psicologa  e da una pedagogista che si recano presso le varie strutture per effettuare delle osservazioni accurate sul livello di benessere dei bambini e sul benessere dell’equipe.

 ]]>