Quando e perchè un bambino si arrabbia

La rabbia è una disorganizzazione del se, il livello di tensione è talmente alto nel corpo e nella mente del bambino da sentirne il bisogno incontrollato di scaricarla verbalmente o fisicamente. Quando un bambino è sovraeccitato non riesce a entrare in empatia con gli altri non è in grado di pensare e di rendersi conto a quanto potrebbe essere doloroso per esempio ricevere un insulto o un pugno, l’empatia richiede calma e ricettività per poter ricevere i segnali sottili delle emozioni dell’altro.

Durante i loro giochi hanno bisogno di comunicare la rabbia che sentono ed i temi ricorrenti sono: terremoti, vulcani, incendi che non si spengono mai, alluvioni che inondano tutto, morsi, graffi, esseri divoranti.

ALCUNE CIRCOSTANZE STIMOLANO UNA RISPOSTA RABBIOSA

  1. la frustrazione di un piacere annunciato: basti pensare ad un distributore automatico del cioccolato che si tiene le monete e non vi dà il cioccolato. Quando il piacere che era stato anticipato non segue nella realtà, alcuni bambini non riescono a sopportare la tensione e lo stress provocati da situazioni di questo genere e la conseguenza è una scarica motoria, senza alcun controllo delle emozioni.
  2. frustrazione della libertà d’azione: per un bambino la restrizione della libertà può assumere molte forme, quella più frequente è un comando o un’istruzione che impone di non fare qualcosa. Genitori che producono una serie continua di ordini e restrizioni e dedicano poco tempo all’ascolto, al gioco e a manifestazioni di apprezzamento e valorizzazione finiscono per avere bambini molto arrabbiati o spaventati.
  3. isolamento o solitudine a lungo protratta: numerosi studi sull’isolamento degli animali mostrano come troppa solitudine possa condurre alla rabbia. Ciò accade perché l’isolamento crea effetti negativi sulla chimica del cervello, causando passaggi rapidi da stimolazioni positive a stimolazioni negative. Gli studi sull’isolamento pongono l’attenzione anche su genitori ed insegnanti che usano l’isolamento come strumento per tenere la disciplina.

Un bambino può essere prigioniero della propria rabbia perché sente un forte impulso rabbioso, non riesce a scaricarlo, non riesce a riflettere, e per calmarsi è necessario quindi un adulto che lo consoli, lo prenda in braccio e lo capisca, che moderi il suo stress, lenisca il disagio, che funga da contenitore e in tal modo gradualmente si formerà il suo sistema di regolazione dello stress.

Ma quali sono le cause vere e proprie della rabbia? Possiamo elencarne alcune:

  1. Un bisogno profondo, disperato, ma non ascoltato: se un bambino sofferente non viene ascoltato per lungo tempo, inizierà a protestare in modo disperato e finirà per arrabbiarsi a causa della tremenda frustrazione perché, malgrado il suo pianto e le sue grida nessuno arriva da lui. Si scatenerà la rabbia quando la voce della madre non ha un tono empatico e consolatorio da fargli capire che lei vede e ascolta il suo disagio, quando sente di aver fallito nel comunicarle il proprio dolore, quando viene allontanato dall’abbraccio prima di sentirsi completamente consolato e tranquillizzato, quando l’abbraccio non è avvolgente morbido ed affettuoso. Il punto è che il bambino aggredisce perché è lui stesso che si sente attaccato dal dolore e dalla intensità delle emozioni suscitate dalla frustrazione del suo bisogno.
  2. Separazione e perdita. La perdita o la separazione di una persona importante di cui il bambino si fidava e pensava sarebbe rimasta per sempre possono essere percepiti come un’aggressione violenta, un attacco al suo più autentico Sé, al suo nucleo vitale. La sensazione di abbandono e di tradimento provoca talmente tanto dolore da suscitare una profonda rabbia.
  3. Il genitore intermittente. Un genitore che sia talvolta molto presente e talvolta no, costringe il bambino a vivere in un costante stato di stimolazione emotiva e corporea, dovuto alla speranza per il futuro e poi alla frustrazione della speranza. Il modello relazionale consolidato durante l’infanzia di amore, poi rifiuto, poi amore, poi rifiuto, continuerà a vivere nelle loro relazioni successive, vivendo emozioni simili alle montagne russe.
  4. Genitore rabbioso. Un bambino il cui genitore sia sempre arrabbiato, vivrà probabilmente in perenne allerta, non scorrerà nessuna sostanza collegata ad emozioni amorevoli e consolatorie, crescere in una zona di guerra, essere impulsivi è una forma di adattamento.
  5. Essere testimone di violenze a casa. Molto spesso bambini che assistono per esempio alla propria madre picchiata dal padre, reprimono il proprio dolore assumendo un atteggiamento difensivo aggressivo. Il loro sentimento di solitudine è immenso in quanto nessuno può aiutare lui ed i suoi genitori. Vi è poi la disperazione di non essere stati in grado di fermare gli eventi che può sfociare in atteggiamenti violenti, divenendo lui il persecutore, rimettendo così in scena il trauma per rielaborare l’evento.

Alcuni suggerimenti: I bambini chiusi nella propria rabbia hanno bisogno di un adulto che offra le parole per raccontare i loro stati d’animo in quanto non possiedono le parole per esprimerlo. E’ importante offrire al bambino una comprensione profonda riconoscendo quello che lui è e quello che prova trovando le parole giuste. Se sta gridando di rabbia commentate la forza delle sue emozioni con voce energica e forte sintonizzandovi con l’intensità delle sue emozioni.

E’ importante il contenimento fisico oltre che mentale, prendere il bambino in braccio e tenerlo contro il proprio petto con decisione e dolcezza può calmarlo e fungere da confine. Chiedere ad un bambino di calmarsi dicendogli “smettila” o “calmati “ può essere più dannoso che utile in quanto non possiede la chimica e le vie nervose nel cervello per calmarsi. Le espressioni artistiche sono un ottimo metodo per esprimere le emozioni che sta cercando di gestire da solo spesso senza riuscirci.


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