L'inserimento dal punto di vista del bambino

Eccoci finalmente al tuo primo giorno al nido! Arrivi in braccio alla tua mamma e con quella manina sempre alzata, pronta a salutare tutti e a mandare baci…Entri nella stanza, ti siedi davanti ad un fungo gigante e rimani lì fino a che Elia non si “fionda” su di te per farti delle coccole che tu sembri non gradire. Noi ci accomodiamo per giocare al gioco della ragnatela… La tua mamma si presenta dicendo che lavora come cuoca e perciò è sempre stata in mezzo ai bambini. E’ per questo che è favorevole al nido e spera solo che ti trovi bene. Mentre dice questo i  suoi occhi si emozionano talmente tanto da dover passare il gomitolo alla mamma di Giuseppe. Forza, ce la facciamo!

(dal diario di un’educatrice)

Il primo ingresso al nido: si tratta di un’esperienza che evoca un universo di affetti ed emozioni, senza dubbio molto coinvolgente. Il bambino arriva al nido con una valigia di emozioni, che contiene sentimenti contrastanti: desiderio di incontro, avvicinamento, attrazione nei confronti di altri bambini, di oggetti, di spazi accoglienti, ma anche occasioni di nostalgia e bisogno, di avvicinamento all’adulto.

Il cancello si apre, Martina, entrando a scuola, non dice una parola, ma ha occhi grandi che guardano tutto, parlano da soli e scrutano noi e l’ambiente. Non piange, anche se sente sulle spalle tutto il peso della sua valigia. Entrando in sezione mostra un lieve sorriso comunque carico di tensione, si avvicina agli altri rimanendo comunque in disparte, non sentiamo la sua voce almeno che non debba rispondere alle nostre domande. Rimane per un’ora, e noi sappiamo che solo al di là del nostro cancello non vista darà sfogo a quella miriade di emozioni fino a quel momento trattenute.

(dal diario di un’insegnante di scuola dell’infanzia)

Per il bambino si tratta di sperimentare un processo che lo porterà a stabilire una relazione nuova con una persona diversa dalla mamma e dalle altre figure familiari , imparando a “tollerare” il disagio che scaturisce dal distacco e dal contatto con i nuovi ambienti e nuove figure, dimostrandosi, via, più disponibile a nuovi affetti.

Che cosa si potrebbe aspettare un bambino entrando in un asilo nido? Di non perdere di colpo la sua mamma, di non essere subito toccato e preso in braccio da persone che non conosce, di non essere ingannato, imbrogliato, di trovare stanze quiete, cantucci in cui nascondersi, adulti che non gridano, di potersi guardare intorno in pace, di poter stare anche da solo, di potersi avvicinare agli altri bambini con i suoi tempi, di non essere spinto a fare, a mangiare e a dormire, di trovare oggetti semplici per lui interessanti, alla sua altezza, tanto da poterli prendere da solo, di avvertire un “flusso” di simpatia dalla sua mamma all’educatrice e viceversa, di essere accolto tutte le mattine dal sorriso di un’educatrice che conosce bene …
dal Quaderno Montessori n. 74/2002

I bambini sono persone. Persone dalla straordinaria sensibilità, che meritano la nostra piena sincerità. Spesso siamo stupiti dalla loro competenza e dalla straordinaria capacità di adattamento che li contraddistingue. Ma perché ciò avvenga i bambini hanno bisogno di fiducia e di un ambiente che non li costringa ad ‘inserirsi’ in maniera unidirezionale. Hanno bisogno di un ambiente caldo e ricco di amore, di adulti competenti che accolgano il loro sentire e modulino lo spazio per rispondere ai loro bisogni.

“Ogni bambino è portatore di idee, pensieri, emozioni che vanno sapute ascoltare…” (Anna Lia Galardini,Crescere al nido) Nella relazione educativa non esistono libretti delle istruzioni. Ognuna è unica perché uniche sono le persone che la animano.

Inserimento, ambientamento o accoglienza?

Termini diversi che hanno un peso e delle sfaccettature diverse, che implicano una particolare visione del bambino e della relazione educativa. le pratiche si sono distinte per la loro diversa denominazione e diventa fondamentale una specificazione delle parole usate per progettare il primo passaggio del bambino dalla famiglia al nido. Analizziamo le parole che vengono indicate per sottolineare i modelli.

Inserimento: l’atto di inserire e di essere inserito dentro un altro oggetto o in mezzo ad altri oggetti, questa è la definizione presa dal vocabolario. E’ il termine tradizionalmente usato per indicare la fase di ingresso al nido, ma sottende un’idea di bambino come soggetto passivo.

Ambientamento: significa mettere nell’ambiente adatto, abituarsi (dal vocabolario). Chi parla di ambientamento vuole marcare la posizione attiva del bambino dalla famiglia al nido e il ruolo di mediazione degli adulti, per cui, si sottolinea il protagonismo attivo del bambino nella costruzione delle conoscenze.

Accoglienza: l’atto di accogliere in riferimento a una persona. Con questo termine si sposta l’attenzione sulle azioni del servizio e sugli educatori per ricevere il bambino dal genitore. E’ un approccio che parla di cosa si fa nei servizi per iniziare a mantenere relazioni significative che verranno costruite insieme con ogni genitore.

Ambientamento è diverso da inserimento (il bambino/a inserito come un cuneo?, in una situazione a cui deve abituarsi) e anche da adattamento il bambino/a come un oggetto passivo che deve adeguarsi alle novità che trova). Noi intendiamo piuttosto un ambientamento attivo, in senso biologico, psicologico, emotivo, sensoriale, cognitivo. Ambientarsi equivale a far proprio l’ambiente: conoscerlo a gradi scoprire gli spazi disponibili e gli oggetti che, dapprima sconosciuti diventano via via familiari… il termine accoglienza denota calore, attenzione, riguardo.” (Grazia Honegger Fresco, Un nido per amico)

L’ambientamento si considera ben riuscito se i bambini gradualmente, ciascuno con i propri tempi, riescono a:
  • Superare gradualmente la difficoltà del distacco dai genitori
  • Conoscere il nuovo ambiente anche con la presenza e la mediazione delle figure familiari
  • Esplorare lo spazio-sezione, i materiali, i giochi in esso contenuti
  • Acquisire fiducia nelle educatrici di riferimento
  • Conoscere i compagni
  • Accettare il contatto con gli altri
  • Accettare il cibo da un adulto diverso dai familiari
  • Condividere spazi e tempi
  • Condividere ritmi e prime abitudini
  • Accettare semplici regole
  • Instaurare relazioni positive con i coetanei
 
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