L'inserimento dal punto di vista degli educatori

La volpe disse al Piccolo Principe: “Se tu vuoi un amico addomesticami!” “Che cosa bisogna fare”? domandò il Piccolo Principe. “Bisogna essere molto pazienti” risposte la Volpe. “In principio tu ti siederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino…” Antoine De Saint-Exupéry, “Il Piccolo Principe”  

Settembre non coincide solo con la fine delle vacanze e con la ripresa del lavoro: in tutti servizi educativi inizia il periodo dell’inserimento, uno dei momenti più impegnativi per educatori ed educatrici, coordinatori e gestori. In particolare, i primi inserimenti, quelli dei bimbi che per la prima volta entrano al nido, costituiscono l’evento che più di altri coinvolge l’intera struttura del nido e tutti i soggetti coinvolti.

È il nostro primo giorno di scuola, con entusiasmo ed energia riabbracciamo le colleghe pronte ad affrontare un nuovo anno educativo, ricco di stimoli ma anche di impegno: ci attendono gli ambientamenti. I primi giorni di frequenza costituiscono un momento molto delicato per i bambini, soprattutto per i più piccoli, ma altrettanto impegnativo per noi educatrici e per le famiglie che si trovano a contatto con un ambiente nuovo e con una nuova esperienza di vita.

(dal diario di una educatrice)

 Potremmo dire che l’anno scolastico (o anno educativo) è organizzato in due fasi proprio in funzione degli inserimenti.

1. Fase del primo ambientamento dei nuovi bambini: che richiede uno specifico arco di tempo e organizzazione specifica degli spazi 2. Terminata la fase dell’ inserimento: si esce dalla “situazione di emergenza” e cominciano le attività con l’organizzazione di routine

Questa suddivisione rimane praticamente immutata per l’ intero anno, salvo ulteriori o tardivi inserimenti (a volte a gennaio dopo le vacanze di Natale). La fase del primo inserimento è così significativa per il nido d’infanzia che si può definire un momento cruciale e strategico.

Sono tante le competenze che in questa fase cruciale dell’inserimento vengono messe in gioco dagli educatori: saper accogliere i bambini, farsi rapidamente accettare, costruire rapporto positivo con ogni bambino, cogliere loro abitudini e caratteristiche individuali, agevolare il passaggio dalla famiglia al nido, capire le difficoltà e l’ansia genitori…. E soprattutto stringere rapporto di fiducia e stima reciproca con i genitori e i vari componenti della famiglia con cui si interfacceranno.

Per questo motivo è molto importante curare l’inserimento perché rappresenta un momento di incontro di mondi molto diversi che devono conciliarsi reciprocamente: l’esito non è affatto scontato e per questo provoca preoccupazione e ansia per tutti, anche per le educatrici. 

Il primo ingresso dei bambini al nido rappresenta anche per le educatrici un momento delicato e pieno di emozioni: consapevoli della responsabilità di accogliere un nuovo gruppo di bambini e di genitori, le educatrici si impegnano ad accettarne e rispettarne le differenze, ad entrare nel loro mondo in punta di piedi, come la volpe insegna al Piccolo Principe, a sedersi ogni giorno più vicino alla loro interiorità e a conquistare giorno per giorno la loro fiducia sintonizzandosi sulle loro emozioni.

Ma non basta: un  aspetto che spesso viene dimenticato è che gli educatori non si limitano ad accogliere, ma devono riuscire a sviluppare una relazione con il bambino. I primi mesi al nido sono il periodo in cui un po’ alla volta si costruiscono legami, si tesse una trama di fili che mettono in relazione le persone, i momenti vissuti, le piccole conquiste di ogni giorno. E questa trama è tessuta di emozioni e sentimenti, che ogni giorno gli educatori intrecciano con i bambini e le loro famiglie.

Per ottenere questo ogni educatrice impegnata nell’inserimento deve saper ascoltare anche le proprie emozioni, riconoscendole con consapevolezza ed accogliendole, sia quelle positive come piacere, curiosità, divertimento, sia quelle magari negative come ansia, incertezza e paura di essere inadeguate, che qualcosa non vada.

Il ruolo dell’educatore negli inserimenti è complesso anche perchè è duplice: da una parte deve accompagnare un cambiamento che coinvolge profondamente bambino e famiglia, e dall’altra deve continuare a portare avanti le strutture portanti dell’organizzazione del nido che viene costantemente “rimesso in discussione” dalle situazioni particolari che si presentano. Il sostegno e la coesione del gruppo educativo è fondamentale per affrontare il momento con più serenità e con la possibilità di accettare e tollerare anche l’incertezza che questo momento particolare dell’inserimento porta con sé.

La pianificazione L’ inserimento può essere pianificato in diversi modi: ogni servizio educativo ha sviluppato nel tempo le proprie fasi organizzative. In alcuni nidi i bambini vengono inseriti 1 o 2 per volta, con tempi di accoglienza piuttosto lunghi (inserimento “a goccia”); in altri nidi l’inserimento inizia con un piccolo gruppo di bambini e solo quando il primo gruppo è ben ambientato si inserisce un nuovo piccolo gruppo (inserimento “a strati”); altrove si preferisce l’inserimento a gruppi più numerosi di 6-8 bambini (inserimento “a pacchetti”).

Quello che conta è che l’ inserimento non sia una semplice routine, ripetuta in modo automatico senza tenere conto delle differenze individuali e dei bisogni dei singoli bambini. Ogni bambino necessita dei suoi tempi per l’inserimento al nido. In base al tipo di attaccamento sviluppato con le figure genitoriali è possibile stabilire se il bambino abbia la necessità di inserirsi al nido in tempi molto lunghi, con una iniziale fase di sperimentazione in presenza della madre e un distacco graduale. Altri bambini che sperimentano un tipo di attaccamento sicuro, non hanno bisogno di inserimenti lunghi: a loro basta osservare il nuovo ambiente, trovare dei giochi divertenti e piacevoli e dei nuovi amici con cui fare amicizia. Gli educatori devono sviluppare buone capacità osservative, perchè i bisogni cambiano in base alle diverse età bambino: per questo è importante trascrivere “a caldo” ciò che si è osservato sul bambino, di giorno in giorno.

 
 

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