Il silenzio. Per ascoltare se stessi, gli altri, la natura
Qual è il valore educativo del “silenzio” nella pedagogia montessoriana? E come possiamo proporre questa particolare “attività” ai nostri bambini?
Quando pensiamo al silenzio e lo colleghiamo ai bambini ci viene sicuramente in mente il “gioco del silenzio” che la maestra ci imponeva a scuola quando eravamo troppo irrequieti. Il silenzio, secondo la pedagogia montessoriana, invece, va insegnato ai bambini per aiutarli ad interconnettersi con gli altri e a ritrovare anche il piacere di ascoltare e non solo quello di parlare. La Montessori riscopre quindi il valore educativo del silenzio, che ripropone come esercizio spontaneo di cura di sé e degli altri, prendendo così le distanze dal modello educativo direttivo e autoritario in cui il silenzio è solo cessazione del chiasso, di un’attività eccessiva dei bambini. Il silenzio nella pedagogia montessoriana è un valore imprescindibile nel rapporto con se stessi e con gli altri: solo attraverso la pratica del silenzio si colgono le sfumature delicate della vita.
LA LEZIONE DEL SILENZIOIl silenzio a cui la Montessori fa riferimento raccontando la sua “lezione del silenzio” è quello interiore ed ha lo scopo di “far scoprire ai suoi allievi un mondo nuovo, di esso si serve per insegnare loro ad essere ascoltatori attenti anche dei rumori esigui, minimali, di quelle voci cioè che sfuggono alla percezione uditiva ordinaria”. La scoperta dell’importanza pedagogica del silenzio avviene un giorno per caso: un giorno, in classe, aveva tra le braccia un bambino di quattro mesi, che dormiva placidamente. Allora ha chiesto ai bambini di osservare il suo sonno, e come fosse bello, rilassato, felice. Dopo poco i bambini potevano persino sentire il suo respiro delicato. Così li ha invitati ad imitare il suo silenzio, ed i bambini hanno accolto curiosi questo gioco.
Così, dopo poco, i bambini cominciarono ad accorgersi delle gocce di pioggia che cadevano in cortile, e del canto di un uccello posato su un albero lontano. I bambini avevano cessato ogni movimento e prodotto un silenzio collettivo, che è stato per loro una profonda esperienza artistica. E una liberazione.
Di lì venne il desiderio di risentire quel silenzio e perciò di produrlo. […] Nacque in questo modo il nostro esercizio del silenzio” (Montessori 1970, pp. 151-156).
Non si può pensare di instaurare un dialogo con gli altri se non si è disposti ad ascoltare il linguaggio del corpo, dei gesti e dei segni. Il silenzio implica la concentrazione, l’armonia, il silenzio si contrappone al rumore e al caos che disorientano e distraggono i bambini. Nel silenzio i piccoli possono svolgere le proprie azioni con lentezza e accuratezza, possono concentrarsi senza fretta.
Per fare silenzio in un’aula bisogna avere profondo rispetto degli altri. Bisogna distendersi e respirare piano. Bisogna ascoltare ogni minimo rumore che viene dall’ esterno. Maria Montessori racconta che, giocando al silenzio in classe, i bambini scoprirono il rumore della pioggia e ne furono profondamente felici. Il silenzio regala ai bambini un nuovo modo di approcciarsi a loro stessi, agli altri e al mondo che li circonda aiutandoli a sentire e vivere le cose, anche le più piccole, in maniera sincera. Il silenzio per la Montessori ha a che fare con la dimensione contemplativa della vita ed è la via privilegiata per contattare la vita interiore, un modo per educare all’unità della persona, poiché luogo in cui l’educando impara a familiarizzare con la propria anima. Ed è questo il compito delle educatrici montessoriane: “destare, incontrare e riconoscere la persona dell’educando” attraverso l’esercizio di un silenzio coltivato interiormente e che naturalmente esse condividono con i bambini, aiutandoli a trovare, da sé, il proprio centro interiore, cioè a sentire quella vita interiore che da sempre essi possiedono.
Il messaggio della Montessori sul valore del silenzio è di grande attualità: rilanciare il silenzio come pratica educativa nel tempo della post-modernità, così “intriso di superficialità”, consegnato alla chiacchiera e alla fugacità, significa riscoprirlo in primo luogo non solo come strumento per richiamare l’uomo contemporaneo a se stesso, ma anche come modalità comunicativa e relazionale. Non si tratta pertanto di un silenzio inteso come assenza di parole, di suoni e di rumori, né come semplice pausa tra una parola e l’altra, ma di un silenzio che “possiede una forza comunicativa misteriosa e radicale”.
Un silenzio magico pieno di sorpreseE’ vero che i bambini piccoli hanno bisogno anche di stimolazioni sonore per crescere e che non sia possibile creare attorno a loro costantemente il silenzio assoluto. Risulta però essere altrettanto benefico il silenzio. Proviamo ad assicurare che i bambini durante le ore dedicate al gioco possano stare tranquilli senza essere circondati da rumori più o meno forti almeno per mezzora. In questo modo potranno concentrarsi sull’ esplorazione del proprio sé e sulle proprie capacità sensoriali come l’olfatto e la vista.
Per i bambini un po’ più grandi il silenzio può essere affrontato come un gioco. Si invitano i bambini ed evitare ogni e qualsiasi suono e lentamente si raggiunge uno stadio di silenzio assoluto che evidenzia tutta una serie di suoni che generalmente passano inosservati. Il silenzio è quindi una attività e non una mancanza di attività, una conquista suggestiva del bambino.
In silenzio si possono cogliere meglio anche i rumori e i suoni che la natura produce: la pioggia, lo scricchiolio di una foglia calpestata, il vento che sembra cantare… Educando i bambini al silenzio loro non lo interpreteranno come “punizione” e anzi lo sentiranno come un gioco “magico” e una liberazione.
Come possiamo sperimentare questa attività?
Se l’educatrice si mette in silenzio con l’orecchio proteso verso la finestra e molta concentrazione, i bambini incuriositi dopo un po’ la imiteranno e vorranno scoprire cosa stia ascoltando di così interessante.
Se siamo con il gruppo di bambini, potremo inserire un cd con una bella melodia rilassante a basso volume, ma in un’altra stanza.
Nella stanza dove sono i bambini con il vocio inizialmente non si sentirà la musica: richiediamo il silenzio con calma e con un’aria di mistero, portiamo la mano all’orecchio quasi come a simulare un’amplificazione dell’udito…
I bambini ben presto faranno lo stesso.
E pian piano tutti silenziosamente scopriranno la melodia che era nascosta dal loro vociare e scopriranno che il silenzio è un momento magico di sorprese: quella musica c’era ma non potevano sentirla perchè non c’era silenzio…
In questo modo aiuterete i bambini nell’interiorizzazione e li incoraggerete a prestare maggiore ascolto al mondo che li circonda.
Un po’ alla volta, riproponendo spesso l’attività, noteremo che saranno i bambini stessi a richiedere il gioco del silenzio perchè il loro premio sarà un rumore, un suono, una melodia che altrimenti non avrebbero potuto ascoltare.
Alcune attività che aiutano i bambini ad apprendere le tecniche del silenzio attivo.
La storia del leprotto Otto
OBIETTIVO: respirare in silenzio ed apprendere le tecniche del silenzio attivo (ASCOLTO DI SE )
Le insegnanti, per aiutare i bambini ad apprendere le tecniche del rilassamento e del silenzio attivo, nel momento dell attività motoria, propongono ai bambini di animare la storia di un leprottino che, mentre sta cominciando a piovere, corre nel bosco per raggiungere la tana dove si trovano i suoi piccoli, che aspettano il cibo e l acqua. I bambini si muovono liberamente nello spazio correndo e saltellando. Successivamente le insegnanti invitano i bambini ad imitare il leprottino che si riposa dopo aver corso tanto. I bambini, sdraiati sul pavimento,in un clima che favorisce il rilassamento e il silenzio, ascoltano il proprio corpo: il battito del cuore e il respiro dapprima affannoso e poi via via sempre più lento e regolare. Si concentrano in maniera più consapevole sulla respirazione vivendo un momento di apertura verso la propria dimensione interiore.
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