Il Piano Educativo Individualizzato per i bambini diversamente abili al nido

Come accogliere i bambini diversamente abili all’asilo nido? Nel rispetto dei diritti di tutte le bambine e i bambini e nella prospettiva della prevenzione di ogni forma di svantaggio e discriminazione, all’asilo nido e alla scuola dell’infanzia dovrebbe sempre essere garantita la frequenza e l’integrazione all’interno dei nidi dei bambini portatori di handicap: ma quali sono gli strumenti operativi e le strategie che l’equipe del nido può adottare?

L’attenzione ai bisogni di bambini in generale arricchisce la riflessione sul progetto educativo nel suo complesso. L’integrazione di un bambino diversamente abile deve essere considerata all’interno di un processo globale che dinamicamente coinvolge tutto il nido dai bambini agli educatori, al personale ausiliario, all’équipe psicopedagogica. A tale processo, devono collaborare, inoltre, sia la famiglia che gli specialisti dei servizi socio-sanitari territoriali.

Il processo integrativo deve essere sorretto da: Tutte queste condizioni favoriscono l’integrazione, intesa come comprensione e accettazione dell’altro, consentendo la piena accoglienza di ogni bambino dagli 8 mesi ai 3 anni. Il percorso di accoglienza Progettare un lavoro didattico per i bambini dagli 8 mesi ai tre anni significa programmare una sequenza razionale e consapevole di interventi che tenga conto delle loro potenzialità per promuoverne lo sviluppo e gli apprendimenti. In particolar modo, per un bambino diversamente abile, o straniero, il contesto ambientale del Nido va preparato in modo che egli possa continuare la sua storia, utilizzando competenze e conoscenze già acquisite. Il piano educativo individualizzato Il Piano educativo individualizzato o personalizzato è redatto congiuntamente dagli operatori  della A.S.L., dall’educatore e dall’insegnante di sostegno del Nido, dall’équipe psicopedagogica municipale e dalla famiglia. È un documento costantemente verificabile e aggiornabile. Il piano educativo, predisposto per un determinato periodo di tempo, deve essere correlato e integrato con gli interventi riabilitativi e di socializzazione e con alcune forme di integrazione tra attività che vengono svolte al Nido ed altre fuori da questo, affinché, per il superamento delle difficoltà del soggetto, possano essere utilizzate tutte le sue potenzialità comunque disponibili. La caratteristica del piano educativo è di essere un progetto unitario in cui sono inseriti tutti gli interventi e la pluralità degli apporti degli operatori che fissano obiettivi, tempi,  modalità e  procedure. L’integrazione del team, a livello operativo, deve tener conto quindi della specifica formazione professionale degli operatori e del diverso grado di conoscenza del bambino da parte di ognuno di loro. La supervisione dell’équipe psicopedagogica Il lavoro condotto ha bisogno naturalmente della supervisione dell’équipe psicopedagogica, poiché può indirizzare l’attenzione dell’educatore verso alcuni particolari che talora, alla semplice osservazione, possono essere sfuggiti e che, invece, appaiono di un’importanza veramente fondamentale. A questo punto, possono essere individuati
  • i traguardi di sviluppo,
  • le strategie per raggiungerli e svilupparli,
  • i relativi contenuti (le routine, le esperienze da condividere con altri ecc),
  • le metodologie (attività individualizzate o da sviluppare nel piccolo gruppo).
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