Gestire lo stress per lavorare meglio al nido

Stress da lavoro correlato per le professioni educative[/caption]

Cos’è lo stress? Secondo la definizione più classica, dovuta a Hans Selye, lo stress è «la risposta aspecifica dell’organismo ad una richiesta di prestazione». In base a questa definizione, poiché nella reazione dell’organismo vi è una componente oggettiva (lo stimolo) e una componente soggettiva (l’interpretazione dello stimolo), si può dire che lo stress è una reazione individuale ad un insieme di stimoli oggettivi che viene soggettivamente riconosciuto come “richiesta di prestazione”.

Negli anni ‘30 Hans Selye, attraverso alcune sperimentazioni sui topi, si rese conto che a fronte di aggressioni esterne reagivano sempre allo stesso modo. Chiamò inizialmente questa reazione “sindrome generale di adattamento” perché, con essa, l’organismo si adatta e organizza le sue difese nei confronti di qualsiasi agente estraneo. Più avanti coniò il termine “sindrome da stress biologico”.

Secondo Selye, la reazione di stress ha un carattere fondamentalmente adattivo, che consente all’organismo di far fronte a nuove e più impegnative sollecitazioni ma non è una condizione patologica, anche se può diventarlo in determinate  condizioni.

Lo stress permette all’ organismo di reagire ed adattarsi alle sollecitazioni cui è soggetto. Stressor (stressore o agente stressante) è il fattore che spinge l’organismo all’adattamento.

Novità, gare, esami, etc comportano un adattamento dell’individuo e provocano, perciò, uno stress. Nella categoria degli stressors appaiono anche eventi “positivi” (matrimonio, nascita di un figlio, viaggio, nuovo lavoro, ecc), infatti anch’essi comportano un riadattamento dell’individuo a delle nuove condizioni.

La “risposta biologica aspecifica”, detta anche sindrome generale di adattamento,  si compone di tre distinte fasi:

  1. Durante la fase di allarme si mobilitano le energie difensive (innalzamento della frequenza, della pressione cardiaca, della tensione muscolare, diminuzione delle secrezione salivare, aumento del cortisolo, ecc.).
  2. Nella fase di resistenza invece, l’organismo tenta di adattarsi alla situazione e gli indici fisiologici tendono a normalizzarsi anche se lo sforzo per raggiungere l’equilibrio è intenso. Per un buon adattamento allo stress è importante la flessibilità cioè la capacità di non irrigidirsi su un’unica strategia di fronteggiamento della situazione, ma di riuscire a cambiarla qualora si dimostri inefficace
  3. Se la condizione stressante continua, oppure risulta troppo intensa, si entra in una fase di esaurimento in cui la naturale capacità di adattarsi diminuisce.

Lo stress, inevitabile nella vita ed anzi necessario alla stessa, può essere una medaglia a due facce. Da un lato, fino ad un certo livello, risulta adattivo e dà tono all’organismo ed alla mente, prepara all’azione e migliora la qualità della vita. Questo è l’eustress, o stress benefico. Un grado ottimale di stress migliora lo stato di salute, rende meno sensibili alla monotonia, affina le capacità di attenzione, concentrazione, apprendimento,memoria, problem solving. Lo stress, entro certi limiti, è quindi utile. L’eustress è molto simile alla vitalità.

L’altra faccia della medaglia si vede quando si è una condizione di eccessivo carico, che impone all’organismo sforzi esagerati.  Questo è il distress.

 

Lo stress, di per sé, non è negativo né positivo. Gli stress che ci andiamo a cercare provocano reazioni differenti rispetto a quelli che ci tocca subire. L’organismo risponde nello stesso modo a fronte di stimoli piacevoli e spiacevoli.  Qual è allora la differenza tra eustress e distress? Dipende da “come uno la prende” e quindi dalle emozioni che si attivano di fronte all’evento.  Sintetizzando, l’eustress accade se l’esperienza è voluta e ci dà la sensazione di dominare l’ambiente, il distress se subita e non ci sembra di avere potere sull’ambiente.

Lo stress comunque dipende molto dal NOSTRO MODO DI GIUDICARE/VALUTARE gli eventi. Quanto un evento sia più o meno stressante è infatti soggettivo, proprio perché ciascuno interpreta in modo diverso ciò che accade.

Lo stress quindi non dipende solo dall’accumularsi degli eventi, ma anche da come li valutiamo, dal peso emotivo che hanno per noi.

E’ la nostra valutazione degli eventi che li trasforma in stressori oppure no  

LE RISORSE PER FRONTEGGIARE LO STRESS

Le risorse che favoriscono la gestione dello stress sono chiamate “fonti di resistenza” o “moderatrici della risposta di stress”, infatti esse incidono su quanto stressante sarà un evento e quali strategie una persona metterà in pratica per fronteggiare e attenuare tale evento.

Le risorse sono ambientali e personali.

Le risorse  ambientali sono costituite per lo più dall’appoggio sociale, ovvero dalla rete di supporto (amicale, parentale, collettiva) a cui la persona può accedere.

Le risorse personali sono:

-Risorse materiali

-L’attitudine  al problem solving

-L’attitudine sociale (la capacità di instaurare relazioni efficaci)

-Caratteristiche personali come autostima, fiducia, speranza, determinazione

-Il senso dell’umorismo e la capacità di sdrammatizzare

– L’ottimismo

CHE  FARE?

Come prima cosa, sarebbe importante cogliere i campanelli d’allarme “personali” che il nostro organismo ci manda nel momento in cui lo stress avanza, fermarci e apportare delle modifiche.

Ciascuno ha le proprie esigenze, diverse da quelle degli altri, una sua “zona di benessere personale” e quindi l’occupazione e il riposo debbono essere alternati con un giusto ritmo e secondo bisogni soggettivi.

Fondamentale risulta essere l’IMPEGNO della persona nel prendersi cura di sè. Ciò implica una serie di nuovi atteggiamenti e di compiti personali riassumibili in due presupposti. Il primo è che bisogna educarsi a gestire direttamente le misure antistress  in modo autonomo.

La persona può mutare stile di vita e comprendere la natura del suo stress e correggere i pregiudizi che possono demotivarla nell’ intraprendere e nel continuare una strategia di cambiamento della situazione.

Il secondo presupposto è che la gestione dello stress va impostata in modo multidimensionale, essendo diversi i fattori che convergono nel creare fatica, e flessibile, ovvero in modo soggettivo, essendo soggettivi tali fattori.

Per mettere poi in pratica i “rimedi anti stress”  è importante essere motivati, determinati e coinvolti in prima persona.  Non possiamo rendere efficace nessuna strategia se non siamo intimamente decisi a migliorare il nostro benessere e convinti dell’utilità di ciascuno dei rimedi.

Il mondo è pieno di potenziali stressors. Buona norma consiste nell’identificarli, nell’impostare uno stile di vita adeguato e nell’adottare un insieme di azioni volontarie sull’ambiente fisico e sociale.

Per esempio:

  • evitare di prendersela per cose di poco conto. Se alcune cose non si possono combattere o evitare, valutare se si possono diluire nel tempo
  • interrompere lavori monotoni con piccole pause ristoratrici
  • fissare ogni settimana del tempo da dedicare a se stessi ed al proprio relax
  • gestire in maniera efficace il tempo a disposizione. Un programma per la gestione del tempo però funziona solo se messo in pratica…
  • individuare la propria zona di benessere personale e cercare di rispettarla
  • evitare di concentrare troppi cambiamenti nello stesso periodo
  • evitare di sovraccaricarsi di stimoli nuovi anche in vacanza
  • stabilire obiettivi realistici e raggiungibili
  • dedicarsi il più possibile ad attività che interessano
  • cercare il più possibile di prendersela con calma
  • dove possibile, ridurre o eliminare le pressioni esterne
  • accettare ciò che non può essere cambiato
  • investire tempo nelle relazioni sociali. L’appoggio sociale è una risorsa fondamentale per il proprio benessere

Altri importanti fattori di aiuto sono:

  • l’appoggio sociale ovvero la rete di supporto amicale e familiare a cui ciascuno di noi può accedere nel momento del bisogno.
  • la possibilità di esprimere i propri sentimenti. Anziché tenersi tutto dentro è molto utile invece condividere, esprimere ciò che si sente. Anche scrivere può essere un buon modo di esternare i propri sentimenti. Alcune ricerche hanno evidenziato maggior benessere nelle persone che mettono nero su bianco i pensieri legati a emozioni “negative”.
  • La possibilità di modificare la valutazione degli eventi in modo da renderli meno stressogeni. Come abbiamo detto, il modo in cui interpretiamo ciò che accade definisce quanto un evento è stressante oppure no. Modificare la percezione degli eventi diventa quindi uno strumento utile.
  • il sonno e il rilassamento
  • scomporre i grandi problemi in problemi minori gestibili singolarmente e più semplicemente
  • ascoltare musica rilassante
  • usare immagini mentali rilassanti
  • fare esercizio fisico per scaricare la tensione
  • E soprattutto….ridere!

Per saperne di più: dal catalogo dei corsi Zeroseiplanet per educatrici di asilo nido ed insegnanti di scuola dell’infanzia, il corso CHE STRESS! GESTIRE LO STRESS E LAVORARE MEGLIO AL NIDOPER LA FORMAZIONE DEL PERSONALE DOCENTE SUI RISCHI DI STRESS E BURNOUT,  CHIEDI INFORMAZIONI QUI >>>]]>