Facciamo il punto sulla riforma del sistema integrato 06

La riforma dei servizi educativi è iniziata con la Legge 107/2015: sono passati 4 anni, è lecito chiedersi a che punto siamo nella definizione e completamento dei contenuti del “Piano di azione nazionale per la promozione del sistema integrato da 0 a 6 anni” che nel Decreto legislativo 65/2017 era previsto entro il novembre 2017″.

La riforma è entrata in una fase di lunga e lenta gestazione, complice il fatto che si sono succeduti nel frattempo due governi di tendenza assai differente; tuttavia quello che stupisce è che al di fuori del settore non se ne parla quasi più: nè in televisione nè nei dibattiti politici. Eppure, si tratta di una tematica di importanza basilare, in quanto si gettano le fondamenta del sistema di educazione e di istruzione, vale a dire del nostro futuro.

Recentemente è stata nominata la Commissione ministeriale che ha l’incarico di iniziare a prendere in esame i contenuti sostanziali che dovrebbe avere il Piano nazionale, suddividendosi in tre sottocommissioni cui sono stati affidati i seguenti compiti:

a) di completamento dei contenuti sostanziali del Piano,

b) di creazione di un sistema informativo per il Piano,

c) di delineazione delle “Linee guida pedagogiche per il sistema integrato”.

Si tratta di un inizio… Restano ancora in attesa tutte le altre norme: sui fabbisogni standard, sulla distinzione dei compiti nazionali e locali, sulle modalità specifiche del finanziamento del Piano, sui poli per l’infanzia, sulla copertura dei posti di insegnamento.

Ricordiamo inoltre che alcune Regioni, come ad esempio il Veneto e la Toscana, hanno fatto ricorso al Tar in quanto hanno ritenuta illegittima l’attribuzione di competenza allo Stato della definizione degli “standard strutturali, organizzativi e qualitativi”: secondo la nostra Costituzione infatti tali competenze sarebbero regionali. 

Pertanto la Commissione ministeriale probabilmente fornirà anche indicazioni sulle modalità e criteri procedurali per la formazione da parte delle Regioni degli standard.

Soltanto in seguito le Regioni e gli Enti locali potranno (e dovranno) rivedere la loro normativa già esistente relativa ai servizi educativi, per adeguarla alle indicazioni nazionali. Nel frattempo, alcune Regioni (come ad esempio la Lombardia) hanno avviato dei protocolli sperimentali per autorizzare in via provvisoria nuovi Centri educativi di servizi integrati 06, laddove non erano già presenti nella specifica normativa regionale.

 
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