Educatrici e genitori al nido

Il nido è una realtà “altra”, particolare rispetto alle istituzioni scolastiche. È un luogo di relazioni, dove l’educatrice non è un sostituto materno né un’insegnante. Il nido è luogo di confronto, volto a creare una rete di sostegno per i genitori che oggi più che mai necessitano di essere supportati nel loro cammino educativo con i figli.

Condividere tra adulti la crescita di un bambino piccolo comporta la messa in atto di una dinamica relazionale complessa che smuove ansie, gelosie, conflitti, desiderio di collaborazione e di costruzione di legami affettivi la cui gestione è rimandata alle educatrici stesse, intese come gruppo di lavoro.

È importante avere un atteggiamento basato su accoglienza, decentramento e ascolto, nell’intento di aprirsi ad una “genitorialità sociale” o “diffusa”, fondata su una sentita condivisione delle responsabilità educative.

La funzione di sostegno genitoriale è un aspetto della professionalità dei nidi che ha preso progressivamente forma in questi anni.

Essere genitori oggi è un compito che si svolge spesso senza rete e questa condizione rende le persone più vulnerabili. Possiamo quindi immaginare che mamme e papà trovino nell’asilo nido uno dei pochissimi punti di riferimento e di supporto emotivo al loro essere genitori. Questo deve comportare una nuova attenzione verso la strutturazione dei servizi per la prima infanzia, nonché verso la preparazione professionale delle educatrici stesse.

LA FAMIGLIA

La nuova famiglia è nucleare, si basa su relazioni di tipo orizzontale, è una famiglia non autoritaria che investe sui figli e sulla loro formazione, che considera centrale la vicinanza  e il dialogo, si fonda su un rapporto paritario tra i coniugi, sull’ascolto, sul sostegno, sull’empatia. Questo è però per lo più un modello ideale, che trova molti ostacoli nella sua realizzazione  pratica.  La famiglia reale attuale si pone sì oltre l’autorità, ma non per questo elimina le ribellioni, le tensioni, i contrasti,  le contraddizioni figlie di una società complessa ed in rapida trasformazione. Ci sono blocchi comunicativi, eccessi di protezione e di proiezione, adolescenza lunga. Ai genitori oggi si richiede maggiore capacità riflessiva, relazionale e autocritica. I genitori si trovano soli e insicuri di fronte a figli altrettanto soli e insicuri.

Si fanno meno figli e si fanno più tardi, di solito dopo 3 anni dal matrimonio/convivenza. Per quali motivi?

– per consolidare l’unione della coppia

-per raggiungere una migliore condizione economica

-per consentire lo sviluppo delle carriere professionali dei coniugi

-per rimandare nel tempo la responsabilità genitoriale.

I neo-genitori sono sempre più coscienti del loro ruolo e, avendo meno figli, investono maggiormente su di essi. Questi figli unici diventano così molto preziosi, centrali nell’organizzazione familiare. Ma investire di più in termini affettivi e di responsabilità, determina molto spesso nei genitori il timore di non essere in grado di assolvere a tale impegno in modo adeguato.

La nascita di un figlio è ora un passaggio cruciale nella vita di coppia e di tutta la famiglia, i ruoli si trasformano, le aspettative verso il nuovo nato si incontrano e scontrano con la realtà.

Così il bambino reale prende il posto del bambino fantasticato e in base a esso i genitori ridefiniscono le proprie identità.

I genitori di fronte al carico del compito genitoriale, in assenza di punti di riferimento e bombardati da informazioni sull’infanzia, avvertono il bisogno di essere supportati, talvolta in maniera pressante, tanto da essere etichettati come deleganti da chi non ha compreso il valore di tale richiesta.

I servizi alla prima infanzia svolgono un ruolo decisivo perché si pongono come spazi di condivisione dei compiti educativi nonché come luoghi di supporto emotivo alla genitorialità stessa. L’asilo nido è infatti, spesso, l’unica istituzione extra familiare con cui i genitori dei bambini piccoli hanno modo di confrontarsi in maniera continuativa.

Si tratta di consentire ai genitori di valorizzare le proprie potenzialità trovando autonomamente risposte e soluzioni originali alle varie situazioni che la vita presenta, nel tentativo di riuscire a far sì che ognuno sia attore e autore della propria storia.  Importante quindi rendere genitori e famiglie consapevoli delle proprie risorse, potenziando la loro competenza critica e auto riflessiva, senza fornire risposte  preconfezionate.

I percorsi di sostegno alla genitorialità si fondano sull’ascolto, sull’empatia, sul confronto, sulla comprensione dell’altro, con l’obiettivo di far sì che il genitore trovi le sue risposte ai suoi problemi. La troppa razionalità infatti, senza riflessione, porta i genitori a sentirsi insicuri inducendoli a chiedere aiuto e sostegno. Sostegno che deve essere non direttivo affinché le famiglie ritrovino la fiducia in sé, nella consapevolezza che un genitore efficace  è colui che si concede di essere una persona.     

(fonte: “La relazione tra educatrici e genitori al nido” N. Sharmahd – ed. Del Cerro)


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