Datemi tempo: che fretta c'è?

“Nel nostro paese molti continuano a pensare che dal primo anno di vita del bambino i movimenti vadano “insegnati”, che il bambino sia di continuo da stimolare, da far esercitare.

Verbi terribili questi che giustificano gli interventi più pesanti sul bambino, e che autorizzano gli adulti ad addestrarlo di continuo, a negare di fatto ogni sua competenza innata o acquisita per maturazione autonoma.

Davanti a tale pregiudizio viene sempre da chiedersi come in parallelo possa realizzarsi in natura la straordinaria perfezione motoria degli animali gazzella o giaguaro, gorilla o cane domestico dato che i cuccioli non vengono mai addestrati direttamente al movimento dei loro genitori, né messi in posizioni anticipatorie.

Il problema invece si pone per il bambino delle società avanzate:

1. Davvero il cucciolo della specie più evoluta del pianeta non è in grado di raggiungere da sé la posizione seduta o quelle eretta? Davvero ha bisogno di ginnastica e culle e letti a sbarre?

2. Quali conseguenze sul suo sviluppo globale avranno l’anticipare, l’immobilizzare, l’impedire le varie fasi intermedie come per esempio quella del voltarsi da sé e sul fianco per arrivare poi a rotolarsi, o l’altra del passare dalla posizione prona a quella sulle ginocchia per andare poi a quattro gambe?

Lungo tutta l’infanzia il bambino è rincorso dagli adulti.

Ma c’è anche chi non è d’accordo, una scuola Montessori a Francoforte ha adottato come suo simbolo una chiocciola appoggiata sulla frase “datemi tempo” la stessa che intitola l’edizione tedesca di questo libro, ma in generale gli adulti non danno tregua al bambino, vogliono che superi in fretta le tappe, che acceleri i suoi ritmi.

Non hanno pazienza con la sua naturale lentezza, con le sue ripetizioni spontanee osservabili a cominciare dalla nascita in ogni tappa dello sviluppo e in ogni apprendimento.

Ebbene questo incalzare gli giova realmente? Realmente gli fa guadagnare tempo e non ultimo lo fa stare meglio?”

Intelligenza Motoria

“Che cosa significa totale libertà motoria?  Perché così è importante? (…) Noi dall’ esterno possiamo solo aiutare o bloccare, ma in che modo?

Il segreto è ben presto detto: preparare l’ambiente, uno spazio ampio con oggetti interessanti e vestirlo il meno possibile senza abiti rigidi.

Potremmo notare come ogni posizione è considerata tappa importante dello sviluppo motorio, è in realtà la punta dell’iceberg e del progetto fisiologico che il bambino va realizzando,  una capacità nuova che emerge rendendo visibile all’esterno il gradualissimo processo di mielinizzazione che avviene all’interno del corpo e che nessuno PUÒ’ IN ALCUN MODO ACCELERARE.

Non ci sono meriti o demeriti se un’abilità si verifica ad una certa data piuttosto che in un’altra, occorre solo dargli tempo.  Il bambino NON SA quando è pronto ma continua a muoversi prova e riprova finché scopre casualmente un nuovo movimento, una posizione di maggiore equilibrio allora comincia a ripeterli correggendo DA SE’ i tentativi non riusciti o le posizioni insicure finché non sente di possederli del tutto e di poterli ritrovare quando gli occorre per raggiungere, toccare, trasportare un oggetto.

È l’osservazione di questo fenomeno il grande contributo di Emmi Pikler ed è significativo che quasi mai nel suo studio faccia riferimento all’età.

Il rapporto tra questa e l’abilità raggiunta perde ogni significato in quanto ogni bambino se può seguire liberamente il proprio andamento di crescita supera via via le varie fasi al proprio ritmo, diverso da quello di altri suoi coetanei in una straordinaria gradualità e al tempo stesso con una sicurezza e un’armonia di movimenti che i bambini costretti in modi diversi non raggiungono mai.

Ciò che vale la pena di osservare è la soluzione che il bambino stesso trova all’interno di una sequenzialità di posizioni e non il fatto che esse si manifestano a una certa data cronologica. Il bello è come dimostrato, che nella media arriva perfettamente a tempo ma con ben altra sicurezza e tranquillità. Crolla il concetto di ritardo persino per il bambino che ha uno sviluppo lento.

Del resto anche noi adulti se non ci sentiamo in equilibrio con il nostro corpo non proviamo sentimenti di fiducia, non possiamo essere aperti al mondo. Il bambino deve poter trovare da sé il suo equilibrio e non e non adattarsi al nostro.

Tratto dal libro Emmi Pikler – Datemi Tempo. ed. RED


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