Una proposta educativa "alternativa": l'asilo nel bosco

Asilo nel bosco in provincia di Trento[/caption]

L’idea degli “asili nel bosco” nasce negli anni Cinquanta, in Danimarca da una mamma, che decide di creare un piccolo asilo familiare per aiutare altre mamme lavoratrici che vivevano in condizioni di ristrettezze economiche.

Per ovviare alla necessità di affittare dei locali per ospitare l’asilo, decidono di tenere i bambini all’aperto, portandoli a giocare ogni giorno in un parco.

L’idea piace a diversi genitori del vicinato e nasce così l’idea di un asilo nella natura che nel giro di pochi anni si diffonderà in tutto il Nord Europa, in particolar modo in Svezia, Germania, Gran Bretagna, Austria e Svizzera. Oggi, anche se non ci sono dati certi, nel mondo se ne possono contare circa tremila, e anche in Italia si stanno affermando i primi “asili nel bosco”, ad esempio in provincia di Trento e di Roma.

Quali sono le caratteristiche organizzative e pedagogiche dell’ Asilo nel bosco?

Negli asili nel bosco i bambini trascorrono tutta la giornata all’ aperto, qualunque siano la stagione e le condizioni atmosferiche (solo in caso di forte maltempo ricorrono a una piccola struttura, di solito una casetta di legno).

I bambini, dai tre ai sei anni, giocano tutti assieme. Opportunamente vestiti a seconda della stagione, i bambini se ne stanno liberi in mezzo alla natura, chi a giocare con l’acqua di una pozzanghera, chi a fare costruzioni con rami e rametti, chi a creare mondi immaginari con gli oggetti e le scenografie che,nei vari momenti dell’anno, il bosco mette a disposizione.

Sono lasciati il più possibile liberi, nella scelta e nella creazione dei giochi, nel movimento e nell’ esplorazione dello spazio e nella gestione delle relazioni con l’ambiente e con il gruppo; sperimentano in ogni istante il delicato equilibrio tra libertà e disciplina.

In questi giardini d’infanzia i bambini entrano presto in contatto con l’esperienza del limite, imparano a conoscere i limiti dell’ambiente e di se stessi e quindi anche a superarli.

Il gioco libero nella natura aiuta a favorire un rapporto di armonia tra corpo e mente, a migliorare l’equilibrio interiore e a controbilanciare la vita frenetica, lo stress, l’invasione di stimoli e la sovrabbondanza di giocattoli con cui devono fare i conti i bambini di oggi.

Stando alle più recenti e accreditate ricerche (es. Richard Louv, “L’ultimo Bambino nei Boschi”, 2005; Peter Hafner, “Natur- und Waldkindergärten in Deutschland”, 2002) è fondamentale per i bambini restare connessi con il mondo naturale, se vogliamo che non abbiano un vero e proprio deficit psicofisico che porta a depressione, obesità, problemi relazionali e di identificazione di sé, e tutte le rigidità che crea una scuola troppo strutturata, fisicamente restrittiva e soprattutto molto intellettualizzata.

I risultati di questi studi evidenziano che i bambini che frequentano questo tipo di scuola non convenzionale sono molto creativi e curiosi, si concentrano di più, rispettano di più le regole, risolvono i conflitti in modo pacifico e argomentano meglio le proprie opinioni.


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