Anticipi o posticipi? L'anno del "re" e la pedagogia steineriana

“Non è pensabile che la nostra cultura dimentichi di aver bisogno di bambini. Ma che i bambini necessitino di un’infanzia sembra essere già quasi completamente dimenticato. Coloro che si rifiutano di dimenticare svolgono un servizio prezioso.”

Neil Postman

Anticipi o posticipi?

La tendenza di questi ultimi anni, supportata con grande enfasi da molti genitori, è volta ad anticipare sempre più la scolarizzazione, giustificandola con l’enorme capacità di apprendimento del bambino piccolo. Alcune dichiarazioni del Ministro dell’istruzione hanno riacceso il dibattito intorno all’ idea di iniziare la scuola primaria per tutti a cinque anni.

La tendenza della civiltà moderna, che vive nell’affanno e nell’accelerazione e dunque si trova costretta ad anticipare anche i ritmi naturali dell’essere umano, sta andando nella direzione di attivare al più presto nel bambino le forze dell’intelletto, cosicché “capisca”, si “renda conto” velocemente di come vanno le cose. Sembra che i bambini che nascono in questi anni siano sempre più “svegli”, pronti quindi a essere stimolati sempre più precocemente. Ma la dimensione creativa e sognante del pensiero magico dei bambini, di cui abbiamo approfondito alcuni aspetti nell’articolo “Magia e razionalità nel pensiero dei bambini” ,con la scolarizzazione passa gradualmente alla dimensione logico-razionale che è tipica dell’età adulta. Se questo passaggio avviene troppo anticipatamente o forzatamente, secondo studi e ricerche scientifiche può incidere sul sano sviluppo del bambino, o addirittura provocare blocchi e paure, con bambini che si immergono meno facilmente nel sociale o addirittura mostrano elementi antisociali.

Le sempre maggiori aspettative dei genitori ed insegnanti creano spesso nei bambini un senso di preoccupazione e di inadeguatezza. Esperienze e ricerche scientifiche riportano gli effetti negativi dell’inserimento anticipato con crescita di malattie psichiche, soprattutto depressioni, nei bambini e negli adolescenti, che si rivelano dopo 2 o 3 anni di scuola.

In antitesi a questa tendenza, secondo la pedagogia Steineriana è necessario lasciar maturare nei bambini le forze necessarie per affrontare i passaggi, e non anticiparli, ma semmai posticipare il passaggio dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria.

Secondo Steiner infatti l’intelligenza del bambino, nei primi anni di vita e fino ai 6/7 anni, è orientata verso la comprensione intellettuale del mondo, ma si manifesta e agisce in quelle che normalmente noi chiamiamo “le forze della crescita” e che mai più, nel corso di tutta la vita, saranno così impegnate e organicamente presenti quanto nel primo settennio.

Le forze della crescita, che Rudolf Steiner chiama anche forze architettoniche vitali e plasmatrici, sono le stesso forze che, una volta assolto il compito di presiedere al sano avvio della funzionalità organica, si mettono poi a disposizione (appunto verso i 7 anni) per ciò che comunemente chiamiamo “apprendimento”: come edificano il corpo secondo una straordinaria saggezza, così poi si volgono a interpretare e gradualmente conoscere l’architettura del mondo esterno stesso, il senso strutturale della realtà, comprendendone il “funzionamento” e le leggi.

Da questo consegue, secondo Steiner, che ogni attivazione precoce di questa “intelligenza vivente e ancora inadatta all’astrazione”, ogni spinta che l’educatore (sia genitore o maestro) compie perchè il bambino impari precocemente a leggere, a scrivere, a calcolare, a indagare “criticamente”, sono in realtà deviazioni e sottrazioni artificiose delle forze di crescita e premessa di future fragilità nervose e di disfunzioni organiche.

Da questa filosofia deriva l’importanta dell’ “anno del re”: è così chiamato il sesto anno dei bambini, quello che tradizionalmente segna il passaggio dall’età dell’infanzia a quello della scolarizzazione. Posticipare l’ingresso del bambino alla scuola, regalandogli un ultimo anno supplementare di infanzia, secondo la pedagogia steineriana è oggi uno dei più grandi doni che si possa fare. L’anno del re: perché il sesto anno di vita del bambino è così stato soprannominato?

Perchè il bambino finalmente padroneggia le proprie facoltà motorie, di gioco, di sentimento e se ne accorge, cosa che davvero lo fa sentire fiero di sé, cresciuto, in partenza per una nuova fase della sua vita. Si sente spontaneamente pronto ad aiutare sia più piccoli, ad allacciarsi le scarpe come a togliere la giacca, a spingerli in altalena come a rialzarsi da una caduta, sia gli adulti ( in asilo come a casa) che potranno, con gioia reciproca, coinvolgere un seienne in piccoli incarichi domestici, contando in un vero supporto che porterà a compimento l’intera attività, senza più farsi distrarre da altro.

Il bambino quindi, a sei anni, si sente un piccolo RE.

Se gli regaliamo un anno di vita per godere di questa sensazione, un anno di tempo per approfondire queste prime importantissime esperienze di vita in comunità, di responsabilità, di aiuto per gli altri e per se stesso, poi per tutto il resto della sua esistenza potrà contare su una salda capacità di pensiero, di decisione, e sarà più un grado di affrontare e risolvere situazioni difficili.

Tra l’una e l’altra posizione, certamente il rispetto dei tempi e delle tappe di maturazione psichica e fisiologica del bambino potrà guidare la scelta degli educatori nel proporre gli stimoli giusti al tempo giusto, senza anticipazioni o posticipi.  
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