Acquistare un nido già avviato: case history

A volte sembra particolarmente difficile riuscire a trovare un immobile con tutte le caratteristiche che lo rendono idoneo a diventare un asilo nido. E allora capita di pensare che forse sarebbe più semplice acquistare un nido già avviato, con tutte le carte in regola, magari con una bella clientela… L’operazione non è impossibile; a patto di prestare attenzione ad alcuni dettagli.

Abbiamo contattato l’architetto Marilisa Modena del Centro Studi 0/6 Planet, che da anni si occupa di progettazione e di apertura di asili nido, e che ha seguito anche molti cambi di gestione.

Di solito i cambi di gestione più riusciti avvengono quando chi subentra ha già esperienza di lavoro in asili nido” ci spiega l’architetto Modena “perché l’approccio è più professionale, si tendono a verificare maggiormente i requisiti che risultano importanti dal punto di vista della futura gestione”.

In particolare, nella rilevazione di un asilo nido vanno valutati diversi fattori e in particolare si dovrà poter rispondere ai seguenti quesiti:

Perchè l’attuale gestore cede la propria azienda? Quali sono i motivi che lo spingono a vendere un Asilo nido avviato? I motivi possono essere molti: spaziano dai problemi strettamente familiari a difficoltà economiche del servizio.

Con l’ausilio dell’esperienza del Centro Studi 0/6 Planet, abbiamo selezionato due case-history esemplificativi delle difficoltà che si possono incontrare nel cambio di gestione di un asilo nido avviato.

Case-history n.1

Silvia è una giovane educatrice determinata, che si è appena laureata in Scienze dell’educazione e ha ben chiari i suoi obiettivi lavorativi futuri. Durante gli studi è riuscita a lavorare come educatrice presso un grosso asilo nido privato, gestito con sistemi qualitativi elevati, e per questo motivo ha raggiunto un discreto grado di esperienza nel settore. Una volta terminati gli studi, ha deciso che la sua strada sarebbe stata a sua volta quella di gestore di un asilo nido privato, e per questo motivo ha iniziato la ricerca e la formazione in tale senso. Dopo aver frequentato il corso di avviamento alla gestione di un servizio per l’infanzia tenuto dal Centro Studi 0/6 Planet, ha iniziato la ricerca di un immobile o di una opportunità per avviare il tanto agognato asilo nido. I primi approcci non sono stati soddisfacenti; la ricerca è stata lunga e a volte demotivante. In un primo tempo l’idea era quella di aprire un nido aziendale nell’ azienda dove lavorava il padre; purtroppo l’iniziativa non ha avuto successo, sia per inadeguatezza degli spazi a disposizione, sia per le richieste “esose” di affitto da parte dell’azienda stessa. Silvia non si è arresa, e ha continuato a guardarsi intorno. Venuta a conoscenza della possibilità di un cambio di gestione di un asilo nido avviato, ha deciso di cogliere la palla al balzo, e ha contattato direttamente la gestrice. Dopo i primi incontri, sembra che il subentro sia possibile, e per questo motivo Silvia si offre di lavorare all’interno della struttura per fare in modo che il passaggio avvenga nella maniera più graduale possibile, soprattutto per il benessere dei bambini e delle loro famiglie. Nel frattempo, la gestrice dell’asilo nido si impegna a fornire tutti i dati relativi all’attività (bilanci, iscrizioni) e tutte le carte relative alle autorizzazioni. A questo punto sorgono i primi problemi: emerge che l’attività viene svolta in un edificio di proprietà del comune, senza le prescritte autorizzazioni, ma con il tacito consenso dell’amministrazione comunale in carica. Inoltre, la gestrice tergiversa e trova mille scuse per non permettere a Silvia di visionare i bilanci degli anni precedenti. Dopo molti tentennamenti, è la stessa gestrice che comunica a Silvia di non voler più cedere l’attività, e Silvia si ritrova a cominciare daccapo la sua ricerca.

Finalmente, Silvia riesce a contattare un asilo nido che sta per chiudere. Questa volta la verifica della fattibilità del cambio di gestione viene affrontata fin dall’inizio: si richiedono garanzie, si verificano bilanci, si controllano le autorizzazioni, e tutto risulta in regola. Dopo molti colloqui con la gestrice per appurare i motivi della chiusura dell’attività, e constatato che si tratta di motivi di carattere familiare, Silvia decide di subentrare. Anche in questo caso chiede di poter affiancare la precedente gestione per almeno un mese prima della chiusura; inoltre convoca una riunione con i genitori per presentare la propria professionalità e il programma educativo.

Grazie alla sua determinazione Silvia gestisce ora un asilo nido con soddisfazione; le vecchie iscrizioni sono state confermate e sono subito giunte tante nuove iscrizioni, per cui dopo un anno di inizio attività ora l’asilo nido si può definire “a regime”.

Case-history n.2

Dopo la laurea in Pedagogia, a 25 anni Mauro inizia ad informarsi sulle modalità di apertura di un asilo nido privato. Ha già avuto qualche esperienza lavorativa con cooperative della sua zona, ma non è rimasto soddisfatto delle prospettive lavorative offertegli, e per questo motivo cerca una soluzione di lavoro autonoma. La sua formazione è prettamente educativa; non ha esperienze dirette di lavoro in un asilo nido e non ha nessuna idea su come cominciare. Anche la ricerca dell’immobile lo rende dubbioso, poiché non ha chiare le distinzioni tra un servizio per l’infanzia e l’altro. Dopo aver visitato alcuni centri infanzia della sua città, si convince che questa tipologia di servizio sia la più remunerativa e meno impegnativa dal punto di vista gestionale. La ricerca dell’immobile adatto è infruttuosa; Mauro si decide allora a visitare un centro infanzia esistente della cui chiusura ha avuto recente notizia. Quando la gestrice gli permette di visitare l’immobile, a giugno inoltrato, Mauro ne è entusiasta: alle 10 del mattino vede diversi bambini presenti, e questo gli sembra garanzia di buon andamento del servizio.

La storia che la gestrice racconta per spiegare il motivo della chiusura sembra abbastanza convincente: abbandonata dalla socia, non se la sente di gestire da sola l’attività, che la assorbe talmente da farle trascurare la famiglia. La posizione dell’immobile è buona, le autorizzazioni per l’attività di baby parking sembrano a posto… Insomma tutto sembra orientare Mauro a cogliere l’occasione, pur con qualche tentennamento. Mauro sogna di impostare il suo progetto educativo nella maniera più elastica possibile, continuando la precedente attività di baby parking e organizzando laboratori pomeridiani anche per bambini più grandi, prospettandosi un certo margine di guadagno. Decide infine di rilevare l’attività, e di dedicare il mese di agosto a poche opere di ristrutturazione. Nel frattempo, Mauro parte con una grande campagna pubblicitaria: volantini, cartelloni stradali, pubblicità su radio locali. Ma…

A settembre si presentano i primi problemi. Per prima cosa, nessuno dei bambini frequentanti l’anno precedente viene re-iscritto, perché tutti passano alla scuola dell’infanzia. Mauro si informa meglio, e viene a conoscenza che l’autorizzazione per baby parking permette la frequenza di bambini dai 18 mesi in su, mentre tutti i genitori che hanno chiamato per informazioni e per visitare la struttura cercano un asilo nido per bambini sotto l’anno di età. Inoltre, nella sua struttura i bambini non possono né mangiare (il baby parking non ha l’autorizzazione alla mensa) né rimanere per più di 5 ore continuative. Mauro si accorge di aver fatto male i conti: la sua possibile utenza non è così garantita come la vecchia gestione gli aveva prospettato. Inoltre, dopo 3 mesi passati con il centro vuoto, Mauro viene a conoscenza dell’imminente apertura di un grande asilo nido aziendale a 200 metri dalla sua struttura, asilo aziendale ma convenzionato con il Comune, aperto ai bambini del quartiere oltre che ai figli dei dipendenti dell’azienda. Dettaglio di cui la precedente gestione era sicuramente a conoscenza!”

  Per saperne di più >>> corso “APRIRE UN ASILO NIDO, CENTRO INFANZIA, LUDOTECA, BABY PARKING”    ]]>