Semplici regole per organizzare gli spazi educativi
L’arredamento e l’organizzazione funzionale degli spazi di una struttura educativa per l’infanzia, qualunque ne sia la tipologia, costituiscono un tema complesso ma anche molto interessante e stimolante, perché coinvolgono questioni diverse ma correlate.
Parlare di strutturazione ed organizzazione degli spazi dell’asilo nido non significa infatti riferirsi esclusivamente alla distribuzione fisica o alla semplice collocazione dei materiali e degli arredi, ma anche, e soprattutto, occuparsi del contesto comunicativo, relazionale e cognitivo che, attraverso la loro organizzazione materiale, si viene ad instaurare.
Il lavoro sugli spazi è quindi una ricerca e una riflessione che tutto il gruppo educativo deve svolgere insieme all’arredatore: costruire lo spazio insieme è come costruire il primo passo comune di lavoro e consente inoltre di dare a tutti il modo di riflettere sul proprio ruolo e sui compiti che verranno affidati.
Un primo suggerimento da tenere presente è che lo spazio di una struttura educativa deve essere sperimentato e vissuto sia dai bambini che dagli educatori, ovvero dagli adulti.
Quindi organizzare bene lo spazio di una struttura educativa è fondamentale per creare un ambiente stimolante, gratificante e funzionale sia per i bambini che per gli adulti che vi lavorano.
Saranno anche i bambini che vi faranno capire se qualche errore è stato fatto nella disposizione degli arredi o di alcuni materiali di gioco.
Quali sono allora i ragionamenti di base che dobbiamo affrontare nell’organizzare gli spazi educativi?
In primo luogo dobbiamo considerare la struttura o lo spazio fisico di cui possiamo disporre. Non possiamo ad esempio pensare di far giocare e mangiare i bambini in uno stesso spazio se questo è troppo stretto e lo spazio viene interamente occupato dai tavoli e dalle sedie. Quindi è bene valutare attentamente come sono disposti i locali, quanta superficie utile abbiamo a disposizione e come vogliamo organizzare la distribuzione delle funzioni (locali per le attività, stanza per il riposo, mensa, bagno per i bambini e per il personale, cucina, etc.). L’arredatore potrà suggerire i modi per distribuire le funzioni secondo il criterio più razionale, evitando sovrapposizioni incompatibili e flussi di spostamenti interni difficili da gestire.
In secondo luogo, consideriamo gli oggetti (arredi, materiali di gioco) che possono essere collocati nello spazio, a seconda delle finalità pedagogiche e relazionali che si vogliono ottenere. Anche in questo caso, l’aiuto di un esperto eviterà di commettere errori frequenti, quali il sovraffollamento di mobili ed oggetti, o la disposizione caotica degli stessi. Meglio optare per pochi mobili, ma collocati in modo che la loro funzionalità sia valorizzata al massimo.
Infine, consideriamo sempre le azioni che adulti e bambini possono fare in un determinato spazio: alcuni spazi devono essere pensati per la fruizione individuale, altri per le attività di piccoli gruppi di bambini con l’educatore, altri ancora per attività collettive.
A questo punto introduciamo alcune semplici regole di base per organizzare i vari spazi educativi.
Prima regola: Lo spazio deve essere definito. Non possiamo immaginare che un bambino piccolo, appena arrivato in un nuovo spazio, sappia organizzarsi, trovare subito gli oggetti che possano servirgli per i propri giochi. Il bambino da zero a tre anni si sente sperduto in uno spazio grande, anche se colorato e ben arredato, mentre acquista sicurezza negli ambienti di piccole dimensioni, che lo “racchiudono” e nei quali può esplorare ma entro certi limiti di contenimento. E’ compito dell’arredatore saper organizzare e conchiudere gli spazi, in modo tale che in ognuno di essi il bambino possa trovare un filo conduttore e non disperdersi: occorre definire la stanza in cui il bambino entra in angoli precisi, con oggetti e mobili riconoscibili e collocati in modo che il bambino riesca ad orientarsi. L’obiettivo è tanto più importante negli “open spaces”, ovvero negli ambienti di grandi dimensioni che spesso erroneamente vengono ritenuti più semplici da arredare, mentre in realtà risulta molto difficile evitare situazioni di confusione spaziale e acustica.
Seconda regola: Lo spazio deve essere identificabile. Il bambino deve poter entrare in uno spazio e riconoscere quello che vi si trova al suo interno e quello che vi si può fare. L’organizzazione per “angoli” è particolarmente utile se ogni angolo del nido riesce a “parlare” un linguaggio comprensibile al bambino: in base a questo criterio va indirizzata la scelta degli arredi e degli oggetti da collocare, oltre che dei colori e dei materiali. Ad esempio per un bambino può essere rassicurante sapere che nell’angolo della lettura potrà trovare comodi divanetti o cuscinoni su cui potrà guardare i suoi libri preferiti insieme all’educatrice, mentre nell’angolo del gioco simbolico gli oggetti e i mobili costituiranno uno scenario familiare che ricrea l’ambiente domestico. Giorno dopo giorno il bambino imparerà a riconoscere gli spazi, ricorderà le attività che vi ha svolto, e acquisterà sicurezza nel ripetere le routines quotidiane. Questo non significa che il nido, una volta arredato, debba essere immutabile; anzi, qualche cambiamento interno può essere stimolante. L’importante è che rimangano immutati gli “scenari”, vale a dire l’identità degli spazi. Lo spostamento di mobili ed oggetti, soprattutto se in questi spostamenti vengono coinvolti anche i bambini, possono essere anche organizzati come attività educativa: l’importante è che ogni volta non venga stravolto l’assetto del nido…
Terza regola: Ogni spazio è educativo. Questa regola vale, ovviamente, per tutti gli spazi di gioco, ma non solo: è un errore facile da compiere, presi come siamo a pensare al bambino, alle attività, a rendere lo spazio di gioco accattivante anche per i genitori.
Dobbiamo invece pensare che ogni singolo spazio, compreso l’ingresso, il bagno, la stanza del sonno e l’ufficio hanno una valenza educativa, una funzione precisa che deve rispondere alle esigenze dei bambini e degli adulti.
L’ingresso, ad esempio, è il biglietto da visita del nido. Se ben organizzato, con spazi per gli adulti ma soprattutto per i bambini, può addirittura facilitare l’inserimento nel nido.
Una stanza del sonno anonima, fredda dal punto di vista emozionale, può trasmettere al bambino sensazioni spiacevoli e influenzare negativamente il suo comportamento nei confronti del sonno.
Ricordiamo infine che l’organizzazione dello spazio influenza i comportamenti: è necessario evitare situazioni disturbanti, di difficoltà comunicativa, di stress, ed occorre favorire soprattutto la socializzazione fra i bambini, rendendo possibile condizioni qualitative elevate per l’apprendimento difendendo al tempo stesso la privacy di ognuno.
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