Finite le vacanze di Natale, ricomincia l’attività educativa negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia.
Con il rientro si riscontra a volte un fenomeno particolare: alcuni bambini che durante le vacanze sono stati ammalati e soggetti ad infezioni, malattie virali e batteriche, vengono riportati al nido o a scuola anche se non ne sono ancora del tutto guariti.
Questo fa sì che purtroppo, venendo a contatto con gli altri bambini (e con le educatrici), nel giro di pochi giorni infettano tutta la sezione.
I virus respiratori, che volano nell’aria e che entrano nel corpo umano attraverso naso e bocca durante la respirazione, sono i principali responsabili di gran parte delle epidemie invernali. Un’altra modalità di contagio è quella del contatto diretto con le secrezioni e il muco dei bambini infetti, attraverso il contatto con giocattoli e altri oggetti contaminati.
I bambini, soprattutto i piccoli ai primi anni di nido, non hanno ancora maturato molti anticorpi specifici, anche perchè i virus respiratori hanno tantissimi ceppi diversi, e anche gli adulti ne sono ciclicamente colpiti in modo più o meno intenso.
I bambini piccoli sono a maggior rischio, possono infatti ammalarsi anche 7-8 volte in un anno con una decorso più lento verso la guarigione causato dal contestuale aumento dimensionale della tonsilla faringea (adenoidi), che impedisce il defluire di secrezioni verso le vie digestive e fornisce l’ideale habitat per la replicazione virale o la successiva infezione batterica. Nell’adulto la frequenza è più bassa e si aggira intorno ai due episodi di malattia all’anno. (fonte Humanitas.it)
Se i bambini sono in buone condizioni fisiche, il loro sistema immunitario per quanto ancora immaturo è in grado di opporre una difesa schierando in prima linea le cellule difensive, e l’attacco dei virus si risolve in genere in pochi giorni senza complicazioni con pochi giorni di febbre e un po’ di tosse.
Diverso il discorso per bambini già provati da malattie pregresse, o con sistema immunitario che non è in grado di contrastare con anticorpi specifici l’attacco del virus. In questo caso, la guarigione sarà molto più lenta e complicata, con un’assenza anche fino a 15 giorni o più.
I pediatri consigliano ai genitori di attendere sempre almeno 3-4 giorni dalla fine dei sintomi prima di reinserire il bambino al nido o a scuola dell’infanzia: è il giusto tempo per la convalescenza, per permettere al bambino di rinforzarsi definitivamente. Purtroppo questi consigli dei pediatri vengono spesso disattesi, con il risultato di avere in sezioni bambini ancora deboli e che quindi sono di nuovo facile bersaglio di nuovi virus che li attendono al varco appena rimettono piede in sezione.
La convalescenza, nel nostro mondo sempre più caratterizzato da ritmi di vita accelerati, tipici della nostra società, è una prassi ormai quasi dimenticata: i genitori devono rientrare al lavoro, il bambino deve rientrare il prima possibile al nido. Perlopiù si pensa che la febbre sia una malattia, tanto che, se c’è febbre il bambino è ancora malato, ma l’assenza di febbre, magari indotta dall’uso di un anti-piretico, autorizza a ripartire, a tornare al nido o a scuola.
Senza contare che c’è un periodo di contagio anche dopo la scomparsa dei sintomi principali: nei bambini il virus può essere trasmesso fino a 4 giorni successivi.
Quando il nido si svuota
E purtroppo per tutti questi motivi, i virus causano vere e proprie epidemie in stagione invernale, ma anche primaverile.
Quanti di noi lavorano nei nidi e nelle scuole dell’infanzia, sanno perfettamente che a volte le epidemie raggiungono picchi tali da “decimare” fino al 90% dei bambini piccoli, colpiti da virus molto virulenti, come quello dell’influenza, che ogni anno svuotano le sezioni.
In particolare al rientro dopo le vacanze natalizie: è noto l‘effetto contagioso del periodo natalizio, in cui si frequentano luoghi affollati dove gli “scambi” di virus sono frequentissimi.
In questo caso, la direzione della struttura può tenere un bollettino per tenere aggiornati i genitori sull’andamento delle presenze in sezione, e sensibilizzare i genitori al fine di tenere a casa per qualche giorno in più i bambini se possibile, in modo da aspettare che la fase più virulenta dell’epidemia giunga a conclusione.
Ricordiamo infatti che dopo un’influenza la profonda debolezza nel sistema immunitario dei bambini li potrebbe esporre ad una ulteriore serie di ulteriori malattie, in un circolo vizioso che rischia di comprometterne la frequenza continuativa.
Meglio quindi aspettare un giorno in più per un rientro più sereno.
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