Piaget: l'intelligenza come adattamento alla realtà
Jean Piaget, uno dei più importanti studiosi della psicologia infantile, ha elaborato una teoria sistematica dello sviluppo dell’intelligenza in cui l’evolversi del pensiero del bambino è strettamente correlata alla capacità ed esigenza dell’organismo di adattarsi all’ambiente circostante. Piaget, del che all’inizio si interessò di biologia, si rese conto che l’intelligenza rende possibili adattamenti rapidi, e considerò l’intelligenza come la forma di adattamento biologico più elevata. Per Piaget l’intelligenza è il risultato di un’interazione tra organismo e ambiente.
Lo sviluppo dell’intelligenza, secondo Piaget, si verificherebbe nella forma di un equilibrio dinamico fra un processo di assimilazione dei dati dell’esperienza a schemi mentali e un processo di accomodamento (ossia di modificazione di tali schemi quando l’esperienza è troppo nuova e non si adatta ad essi o quando il giudizio di altri, mostra la loro inadeguatezza). In altre parole, l’intelligenza è un processo di adattamento alla realtà. La prima età da lui studiata fu quella fra i 4 e gli 8 anni (con metodo del colloquio clinico). Piaget mise in evidenza alcuni orientamenti del pensiero infantile: EGOCENTRISMO: difficoltà ad uscire dal proprio punto di vista. REALISMO: primato della percezione sulla rappresentazione ANIMISMO: induce ad attribuire vita a molti elementi del mondo naturale FINALISMO: interpretare gli eventi naturali come mossi da una causalità psicologica. In seguito Piaget studio i primi 3 anni di vita (con il metodo dell’osservazione sistematica), sui suoi 3 figli. Con queste ricerche Piaget delineò una teoria stadiale dello sviluppo cognitivo: lo sviluppo dell’intelligenza nel bambino avviene per stadi, periodi dello sviluppo durante i quali i bambini agiscono secondo stadi mentali diversi da quelli dell’adulto.
Secondo Piaget esiste un’intelligenza prelinguistica che si sviluppa durante la prima infanzia e che poggia sull’attività pratica del bambino. Questa forma di intelligenza prende il nome di intelligenza sensomotoria. 1) INTELLIGENZA SENSO-MOTORIA: 15-18 mesi, capacità di entrare in possesso di un oggetto non direttamente afferrabile, utilizzando strumenti presenti. 2) STADIO DEL PENSIERO INTUITIVO: dai 18 mesi, il bambino sa produrre immagini mentali, e indica come attività caratteristiche che lo accompagnano il gioco simbolico (es. uno scatolone che evoca una macchina), l’imitazione differita e il linguaggio verbale (parole che evocano realtà non presenti). 3) STADIO DEL PENSIERO REVERSIBILE E OPERATORIO: 6-11 anni, il bambino è capace non solo di produrre immagini mentali, ma anche di metterle in relazione tra loro. Piaget studiò questo periodo con il metodo critico (presentando al bambino vari materiali e compiti da eseguire). Scoperta di invarianze quantitative. 4) STADIO DEL PENSIERO FORMALE O IPOTETICO-DEDUTTIVO: dai 12 anni, il pensiero diviene sempre più indipendente dalla percezione, può fare ipotesi. Il bambino giunge a questa età ad acquisire nozioni complesse come quelle di probabilità e implicazione. Piaget diede avvio anche ad una nuova disciplina, l’epistemologia genetica, che si occupa del modo in cui si formano nel bambino i concetti che stanno alla base di discipline quali la matematica, la fisica e la biologia e permette di cogliere dei parallelismi fra la storia della scienza e lo sviluppo cognitivo.
Nell’ultimo periodo, Piaget si occupò dello studio dell’immagine mentale e della memoria, mostrando lo stretto legame che questa ha con l’intelligenza.
L’intelligenza quindi per Piaget consiste nella capacità di:- immagazzinare l’esperienza (la memoria);
- ricostruire con l’immagine mentale le trasformazioni o fatti avvenuti nella realtà;
- riorganizzarli con il pensiero operatorio concreto;
- anticipare con il pensiero formale quelli futuri.