Lo specchio come strumento educativo: l’importanza dell’immagine riflessa nella costruzione dell’identità del bambino

Per i bambini osservare la propria immagine riflessa nello specchio è di grande interesse e divertimento.
Questo interesse è in gran parte motivato dall’amore del bambino per i volti umani e dall’incredibile “interattività” dell’immagine riflessa. 
Inizialmente il bambino non sa chi sia quello che vede nello specchio: gli sorride e risponde divertito al sorriso che lo specchio riflette. E’ solo intorno ai 18 mesi che il bambino comincia a riconoscere se stesso nell’immagine riflessa e a divertirsi ancora di più!

Lo specchio strumento educativo

Lo specchio: uno strumento importante al nido e alla scuola dell’infanzia, essendo lo strumento che sostiene il bambino nella costruzione della rappresentazione mentale del corpo, del volto, quindi di sé. Lo specchio è anche considerato dai bambini un oggetto magico; è prezioso per vivere esperienze di carattere cognitivo, traccia la strada della simmetria, ma contiene anche l’inverosimile, una realtà non visibile al primo sguardo.

Lo specchio è ambiguo, quando moltiplica la realtà, crea illusioni e suggestioni affascinanti, permette la scoperta di diversi punti di vista, aumenta la percezione dello spazio.

Ma i bambini non arrivano subito alla consapevolezza che ciò che vedono riflesso nello specchio è il proprio volto, il proprio corpo; giungono a questa consapevolezza attraverso successive fasi di ricerca, che possono essere sintetizzate come segue:

Il rispecchiamento nel volto della madre

Il primo specchio del bambino, appena nato e fino ai 6 mesi di età, è il volto della madre, come Winnicott suggerisce nel suo libro “Gioco e realtà”, in cui troviamo un capitolo piuttosto eloquente: “La funzione di specchio della madre e della famiglia nello sviluppo infantile“.

Nei primi mesi

Ricordiamo che alla nascita l’apparato visivo è funzionante ma immaturo. Il bambino non è in grado di focalizzare entrambi gli occhi su uno stesso punto, e riesce a mettere a fuoco i dettagli solo a breve distanza 20-50 cm. Se posizioniamo il il bambino in posizione sdraiata ad una breve distanza da uno specchio nel quale possa guardarsi, notiamo che: dopo un brevissimo periodo iniziale di disinteresse di fronte alla propria immagine speculare, il bambino prima si dedica ad osservare attentamente le immagini che vede riflesse, poi successivamente dedica alle immagini dedica alle immagini mimiche, vocalizzazioni e sorrisi.

Verso i 3 mesi, quando il bambino riesce a cogliere la costante di forma, notiamo che se il bambino è tenuto davanti allo specchio in braccio all’adulto, in un primo momento le reazioni alla propria immagine e a quella dell’adulto sono indifferenziate. Quindi è l’immagine di quest’ultimo, perché più familiare, ad essere la più osservata, coinvolta in confronti e giochi, come quello del “cucù”, e fatta sparire.

Intorno ai 6 mesi

Il bambino davanti allo specchio ancora non si riconosce, ma entra nella fase della cosiddetta “reazione sociale”, in cui prova piacere a disporre di un “compagno” che non si ritrae, con il quale sperimentare nuovi giochi, ed esprime la gioia e l’eccitazione di questa scoperta con sorrisi, avvicinandosi allo specchio per batterlo con le mani aperte, e talvolta leccarne la superficie.

Dai 6 ai 12 mesi

Successivamente il bambino constata la sperimentazione di una serie di gesti, movimenti, boccacce e confronti con il proprio corpo, che talvolta viene fatto aderire alla specchio. Un po’ alla volta comincia a capire il meccanismo speculare: osserviamo a volte si gira e che comincia a scoprire che la causa di tutto quello che compare nello specchio è da ricercare alle proprie spalle. Ancora però non riconosce il bambino dello specchio come se stesso.

Fase del disagio

In un primo tempo, tutte queste vicende appaiono gioiose; in seguito, invece, subentra una fase molto prolungata di timidezza, di disagio: occhi bassi, sguardo sfuggente. Alcuni studiosi hanno spiegato questo atteggiamento come dovuto ad un disagio nei confronti dell'”estraneo”, non ancora riconosciuto come sè, e in questa fase il bambino studia i comportamenti del riflesso.

Fase del riconoscimento

La fase successiva è quella del riconoscimento, in cui  il bambino manifesta in modo inequivocabile la raggiunta consapevolezza che quanto vede riflesso, soprattutto il volto, è il proprio volto. Questo traguardo sta a significare una forma in realtà matura e complessa di rappresentazione della propria identità.

Ovviamente la sequenza di queste fasi è  variabile a seconda dell’individualità del bambino.

Da questo momento in poi, lo specchio rappresenterà uno strumento importantissimo per la ricerca sulla propria auto-individuazione, sulla propria identità corporea, stimolando al tempo stesso la creatività dei bambini e ampliando i loro orizzonti logico-spaziali.


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