L'inserimento dal punto di vista dei genitori

Il momento dell’inserimento non è difficile solo per i bambini, ma è una impresa anche per i genitori.

Le educatrici saranno anche esperte di bambini, spero lo diventino anche di genitori. (da Lastanzadimarlene)

Che cosa si aspettano i genitori nel momento in cui entrano con il loro bambino al nido per la prima volta? Che cosa pensano dei servizi educativi in generale, e di quel nido che hanno scelto in particolare? Quali sono i loro desideri, le loro conoscenze riguardo all’inserimento?

Le motivazioni che portano una famiglia a scegliere di mandare il proprio bambino al nido sono molteplici e diverse fra loro e non è detto che siano solo di ordine lavorativo. La motivazione incide moltissimo sui primi passi della relazione di fiducia tra genitori e servizio educativo: ad esempio i genitori che sono intimamente convinti che la scelta di affidare il loro bambino al nido sia un ripiego, o peggio un obbligo in mancanza di altre soluzioni, potrebbero inconsapevolmente de-valorizzare l’esperienza del nido, svuotandola del suo significato più positivo per il bambino, e questo può incidere negativamente sulla fiducia tra famiglia ed educatori. Viceversa, le famiglie che scelgono il nido con consapevolezza, anche se per necessità, vivono e permettono al proprio bambino di vivere un’esperienza globale che può stimolare una crescita per tutta la famiglia.

Ciononostante, il primo periodo, quello dell’inserimento, è sempre duro per i genitori, che talora assumono un punto di vista ambivalente: da una parte osservano con preoccupazione ed ansia le reazioni del loro bambino, dall’altra possono essere pressati dalla necessità dei loro ritmi lavorativi ad accelerare l’inserimento, i tempi di affiancamento e di distacco.

Si parla perlopiù di inserimento dei bambini al nido, ma non si dovrebbe dimenticare l’inserimento parallelo dei genitori, messi alla prova da emozioni e sentimenti forti, ambigui conseguenti alla separazione dal proprio figlio. A volte sono proprio i genitori a sentire maggiormente il peso del distacco, quasi un senso di perdita: affidano il loro bambino ad un mondo nuovo, dove incontrerà nuovi adulti educatori a cui farà gradualmente riferimento, che lo sosterranno verso nuove scoperte. I genitori si ritrovano a volte un po’ spaesati e quasi svuotati del loro ruolo genitoriale: dopo aver passato i primi mesi di vita del loro bambino ad organizzare tutto il proprio tempo in relazione alle sue necessità, con l’ingresso al nido possono percepire uno strappo improvviso nella simbiosi genitore-bambino.

Un inserimento dolce e graduale serve quindi sia ai bambini sia ai genitori, che acquisiranno fiducia nel servizio educativo e si riapproprieranno della loro rappresentazione genitoriale quando comprenderanno che:

  • I genitori svolgono un ruolo di mediatori tra il bambino ed il Nido
  • Nido e famiglia continuano a comunicare reciprocamente, sulla vita e il percorso del bambino, ma soprattutto condividono gli stessi obiettivi.

I genitori hanno quindi fatto la scelta (a volte obbligata a volte fortemente voluta) di portare il loro bimbo al nido, poi hanno scelto fra tanti proprio quel nido: a questo punto, il servizio educativo dovrà conquistarsi la loro fiducia, e lo farà comprendendo in primis la “fatica emotiva” che questa scelta ha comportato e continuerà a comportare.

…nella mia testa frullavano mille pensieri, il primo fra tutti “penserà che l’ho abbandonato.”

(dal diario di una mamma)

Confesso: non ho mai pianto. Ma ho un senso di colpa grosso quanto l’universo da smaltire.

(da Lastanzadimarlene)

Dovevo accettare la nuova condizione e personalmente facevo fatica vedere mia figlia tra le braccia di una dada, abituata a stare solo con me 24 ore su 24.

Ho avuto tante emozioni di paura, tensione, rabbia, voglia di piangere, e di sollievo perchè sono stati giorni difficili ma ho visto tanta serenità ripagata di tutto ciò grazie!

(dal diario di una mamma)

A loro volta, i genitori dovrebbero cercare di:

  • capire le fatiche dell’educatrice, che deve “sintonizzarsi” con la famiglia di ogni bambino, inserendosi con rispetto e delicatamente in consuetudini, modi di fare, abitudini;
  • riconoscere e rispettare i reciproci ruoli, senza invasioni improprie dall’una e dall’altra parte;
  • curare la comunicazione con gli educatori, parlando apertamente delle paure e delle difficoltà in modo diretto, non lasciando mai niente di inespresso
  • comprendere il punto di vista organizzativo – gestionale, che ha necessità di porre regole e schemi fissi generali pur cercando di garantire ai genitori la massima elasticità, accoglienza ed attenzione ai singoli bisogni possibili.
 
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