L’albero dei ciucci e altre strategie

l'albero dei ciucci

A Copenaghen durante un viaggio alla scoperta degli asili nido e delle scuole dell’infanzia della Danimarca, lo staff di Zeroseiplanet ha fotografato questo spettacolare “albero dei ciucci”: i piccoli danesi, in contemporanea con il loro ingresso al kindergarten (a 3 anni di età), vivono un rito di passaggio di grande importanza: l’abbandono del ciuccio. Per rendere la separazione dall’adorato ciuccio meno traumatica, i bambini vengono portati all’albero del ciuccio e, aiutati dai genitori, vengono spinti ad appendere il ciuccio ai rami. I bambini appendono il loro amato ciuccio con un messaggio, un disegno, un cuore, e lo lasciano sventolare appeso ai rami assieme a tutti gli altri ciucci (sono centinaia!). Qualche bambino nostalgico ogni tanto lo va a trovare per salutarlo, ma sa che il ciuccio si trova benissimo sull’albero in compagnia di tanti amici ciucci come lui!

Il momento dell’abbandono del ciuccio è una fase molto delicata per i bambini: scopriamo insieme alcune strategie per aiutarli, alcuni corsi e letture per approfondire l’argomento.

A settembre entrano al nido e alla scuola dell’infanzia nuovi bambini, e molti di loro hanno il ciuccio, e non se ne vogliono assolutamente separare.

Il ciuccio è un oggetto importantissimo per la psicologia infantile, perchè permette al bambino di sostituire, almeno in parte, il piacere di succhiare il seno o il biberon. Non tutti i bambini usano il ciuccio vero e proprio, ma quasi tutti “succhiano” qualcosa: un ditino, un fazzoletto, un lembo di copertina,… Questo perchè l’istinto della suzione è un riflesso innato che ha anche il potere di rassicurare il bambino, e questo bisogno di suzione in genere accompagna i primi anni di vita del bambino, fino all’età della scuola primaria (5-6 anni). Pertanto, la questione non è quella di reprimere questo “impulso orale”, ma di verificare se il bambino non riesce a trovare consolazione in niente all’infuori del ciuccio, e se il bambino lo usa di continuo, giorno e notte. Perchè ricorrere ogni tanto alla consolazione del ciuccio non è di per sè sintomo di disagio: il ciuccio è un importante rassicuratore, che permette al bambino di rilassarsi, di coccolarsi nelle fasi di addormentamento, o di consolarsi di fronte alle frustrazioni o ai momenti di stanchezza fisica ed emotiva.

Quando cominciare a limitare l’uso del ciuccio?

I pediatri concordano nel consigliare di cominciare a limitare l’uso del ciuccio a partire dal secondo anno di vita, perché potrebbe ostacolare lo sviluppo del linguaggio. E’ importante invitare i bambini a togliere il ciuccio per parlare e nel momento del gioco. Succhiare infatti è un’attività che impegna molto il bambino ed è per questo che un bambino intento a succhiare tenderà a giocare di meno.

In ogni caso, non bisogna toglierlo forzatamente, perché questo potrebbe causare un profondo disagio, angoscia e disturbi del sonno. Il distacco deve essere graduale e non va iniziato in fasi delicate della vita del bambino, come l’inserimento al nido, l’arrivo di un fratellino o se vi sono problemi tra i genitori.

Alcune strategie

Quali possono essere allora le strategie per far sì che il bambino un po’ alla volta non ne abbia più bisogno?

  1. Per prima cosa, concordiamo con la famiglia una strategia comune. Al nido infatti il ciuccio rappresenta molto spesso un pezzo di casa e di mamma da tenere sempre con sé per sentirsi sicuro.
  2. Per i primi tempi, invitiamo il bambino a riporre insieme a noi il ciuccio in un luogo sicuro della sezione (un cassetto speciale, una scatolina, un ripiano), insomma in un luogo ben definito, sempre lo stesso, e accessibile al bambino. E’ importante mostrare al bambino dove teniamo il ciuccio e quindi fare in modo che sia lui stesso a riporlo quando non ne sente il bisogno.
  3. Cominciamo con il portare il ciuccio nel suo posto speciale, e i primi giorni consentiamo al bambino di usarlo ogni volta che ne sente il bisogno. Gradualmente, proveremo a limitarne l’uso solo in alcuni momenti della giornata, per la nanna o per consolarlo in caso di pianto disperato. Quando il bambino lo cerca possiamo distrarlo, magari proponendogli un gioco o la lettura di un libro, spiegandogli che in quel momento non è necessario. Via, via lo cercherà con meno insistenza, fino a quando potremo proporgli di regalarlo, ad esempio a un amichetto più piccolo, spiegandogli che lui è già diventato “grande” e non ne ha più bisogno.
  4. Per distrarlo gradualmente dal ciuccio, può essere utile lavorare sulle autonomie, permettere al bambino di fare cose da solo, in modo da sentirsi “grande” e competente, quindi più sicuro di sè e capace di auto-rassicurarsi. Promuoviamo ad esempio tutte quelle abilità manuali che danno un senso di competenza e abilità, che permettono di spostare all’esterno i suoi interessi evitando di ripiegarsi su se stesso e di cercare il ciuccio come consolazione. Verbalmente, possiamo rassicurarlo sostenendo che secondo voi è grande, riesce a fare senza, ma al tempo stesso lasciamo il ciuccio a disposizione nel suo posto speciale.
  5. Un altro espediente è quello di costruire delle “cerimonie” , dei riti speciali per l’abbandono del ciuccio (quando è il momento di salutarlo definitivamente): per molti bambini, il rito celebrativo aiuta moltissimo. La fine della “fase del ciuccio” è un passaggio importante per il bambino: celebrare questo traguardo con un rito speciale può aiutare i bambini ad accettare il cambiamento. Un suggerimento in questo senso ci viene dall’albero dei ciucci in Danimarca…

ALCUNI CONSIGLI DI LETTURE

Anch’io voglio il ciuccio! di Lindgren, Landström

Battista e il ciuccio di Uri Orlev

Ciao ciao, Ciuccio! di Brigitte Weninger

Il ciuccio di Nina di Christine Naumann-Villemin

Lo vuoi il mio ciuccio? di Biagio Bagini, Marcella Moia

Il mio ciuccio per te di Emanuela Nava

Voglio il mio ciuccio di Tony Ross
Togliamo il Ciuccio di Paola Perrone
Che noia il ciuccio che noia di Alessandra Goria
Ciuccio di Leslie Patricelli

 

PER SAPERNE DI PIU’:

Dal catalogo dei corsi Zeroseiplanet per la formazione delle educatrici di asilo nido e insegnanti di scuola dell’infanzia,  il corso “AMBIENTAMENTO PARTECIPATO” un corso nel quale vengono messe a confronto diversi modelli di inserimento, da quelli più tradizionali a quelli più innovativi, come il modello dell’inserimento svedese in 3 giorni.

 

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Written by Zeroseiplanet Formazione e consulenza per i servizi educativi 06

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