La memoria autobiografica nei primi anni di vita del bambino

La memoria autobiografica è un tipo particolare di memoria episodica che concerne eventi significativi nella storia di vita del soggetto; riguarda episodi che hanno giocato un ruolo decisivo nell’esistenza individuale, coinvolgendo esperienze particolarmente significative per il self-system (Neisser; Rubin). Baddeley (1992) la definisce come “la capacità delle persone di ricordare le proprie vite”.

Un aspetto evolutivo caratterizzante della memoria autobiografica è dato dall’amnesia infantile, ovvero dall’estrema rarità di ricordi di esperienze vissute prima dei due anni di età, e ricordi relativamente infrequenti di esperienze vissute nel periodo tra i 2 e i 5 anni. L’ amnesia infantile è un fenomeno universale che è responsabile dell’assenza o scarsità di ricordi autobiografici riferiti ai primi anni di vita.

A che età si comincia a ricordare la propria vita?

Da numerose ricerche condotte su soggetti adulti, cui veniva chiesto di rievocare eventi della loro infanzia, è emerso che, in media, nonostante siano presenti differenze individuali, gli adulti non sono in grado di ricordare la loro vita prima dei 3,6 anni. Inoltre, i ricordi precedenti ai 7 anni sono scarsissimi, diminuiscono ulteriormente quelli precedenti ai 5 e sono del tutto assenti quelli relativi al periodo preverbale (24 mesi o meno).

Le cause dell’amnesia infantile sembrano essere varie: gli studiosi ne riconoscono tre principali:

1) L’amnesia sia dovuta al fatto che le informazioni sono trattenute per brevi intervalli di tempo. 2) Complementare alla prima e non alternativa, ha a che fare con il fatto che la memoria dei bambini più piccoli sia più contesto-dipendente; ciò significa che, in contesti diversi da quello in cui è avvenuto l’evento, è più difficile rievocare l’evento stesso. 3) Una terza, complementare, ipotesi riguarda il fatto che i bambini più piccoli riflettono meno sui propri ricordi e li organizzano meno. Di conseguenza, avrebbero più difficoltà nel rievocarli.

Un momento critico per lo sviluppo della memoria autobiografica si ha con lo svilupparsi del concetto di sé, ovvero della coscienza di sé come essere associato ad una serie di caratteristiche uniche riconoscibili dall’esterno, che si formerebbe verso i 18-24 mesi. Un ‘esperienza empirica della presenza del sé è il fatto che il bambino riconosce sé stesso davanti allo specchio (ne abbiamo parlato in questo articolo>>>).

Dai due anni in poi le capacità della memoria autobiografica aumentano progressivamente e ciò è dovuto alla comparsa e allo sviluppo del linguaggio, a un aumento delle capacità della memoria, a una maggiore consapevolezza narrativa.

 

Narrare = ricordare

Gli studiosi ritengono che la condivisione linguistica delle esperienze con i genitori o con altre persone significative giochi un ruolo importante nello sviluppo della memoria autobiografica. Narrare agli adulti gli eventi del passato consente di costruire la propria storia personale nel tempo.

Le prime conversazioni su eventi passati sono fortemente dirette dagli adulti. Man mano che le abilità di linguaggio del bambino diventano più raffinate egli diventa maggiormente protagonista della ricostruzione di eventi passati. In questo senso ricerche recenti hanno mostrato che anche lo stile con cui i genitori parlano ai propri figli di eventi passati influenza le abilità di memoria autobiografica del bambino, e in particolare le modalità con cui i bambini ricostruiscono gli eventi passati.

 
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