Il servizio educativo interculturale
I servizi educativi per la prima infanzia sono i primi spazi sociali in cui si apprendono il rispetto alla diversità e il concetto di comunità tra tutti gli esseri umani: è necessario fare riferimento a questi due principi, diversità e comunità, per elaborare un modello pedagogico interculturale, che accolga la diversità mantenendo solida l’identità del servizio, e senza per questo significare assenza di regole nell’accoglienza.
Quindi un asilo nido attento alla diversità, ai cambiamenti, ma senza stravolgere le regole del servizio stesso. Molto spesso però sono proprio queste regole le principali fonti di incomprensione con le famiglie immigrate, poiché ritenute scontate e quindi non esplicitate.
L’educatrice che lavora in una situazione multiculturale deve saper attivare quella particolare forma di comunicazione definita appunto interculturale: si tratta di una particolare forma di comunicazione tra soggetti e mondi diversi che presuppone un’apertura a mettere in gioco le cornici di riferimento.
La comunicazione interculturale a volte può risultare difficile, in quanto il veicolo per eccellenza di comunicazione è la lingua, il che comporta comunicare in lingua diversa anche valori, norme, concetti e contesti culturali diversi. Quando si è coinvolti in un dialogo interculturale, si pone inevitabilmente il problema dello scontro tra due codici linguistici, provocando la difficoltà a capire e a farsi capire che va a riflettersi nei gesti, lasciando molte informazioni nel non-detto.
Nel momento in cui si verificano difficoltà comunicative, converrebbe affidarsi a un mediatore interculturale, il quale interviene nei momenti di incomprensione, non solo provocati dall’appartenenza a due codici linguistici ma più in generale a due mondi culturali diversi, tipici della relazione tra educatrice e genitori immigrati.
E’ proprio dalla diversità che occorre ripartire, avvicinando le distanze senza annullarle, assumendo un atteggiamento di interesse per la cultura e la specificità della famiglia straniera. L’intercultura nasce dall’impegno sia del servizio educativo che della famiglia. Anche la famiglia infatti può costruirsi un’immagine riduttiva del nido, a causa della mancata comprensione dei principi educativi, soprattutto perché ogni famiglia straniera può avere una propria concezione dell’infanzia e del bambino, in relazione alla quale adotta stili educativi molto diversi dal nido.
Quali sono le strategie che permettono di costruire pratiche educative e cure positive per tutti i bambini e le relative famiglie?- Connotare il servizio educativo in senso interculturale: proponendo un servizio come aperto a tutti, in cui si pone attenzione alle culture d’origine delle singole famiglie;
- Facilitare l’accesso ai servizi educativi: far conoscere il servizio pronendolo sul territorio come una soluzione positiva all’accoglienza e all’integrazione;
- Comunicare con le madri immigrate: i servizi educativi sono i primi luoghi d’incontro delle madri immigrate con gli operatori e uno scambio alla pari richiede la disponibilità da entrambe le parti al rispetto e al riconoscimento.
- Chiarezza e comprensione nella comunicazione: la comprensione è la condizione per instaurare un dialogo positivo;
- Contare sull’apporto dei mediatori: permettono di avvicinare i servizi e la famiglia grazie alla mediazione di comportamenti e significati;
- Realizzare servizi innovativi per le mamme e i bambini: con particolare attenzione dei confronti delle famiglie immigrate, coinvolgendo i genitori alle attività del nido, chiedendo loro di portare parte della loro cultura (immagini, ricette tipiche, fiabe, oggetti..);
- Prevenire la separazione madre/bambino: sostenere le donne in gravidanza o individuare reti di sostegno;
- Tutelare le situazioni più vulnerabili: nei casi di donne sole e irregolari, i diritti dell’infanzia alla cura e all’educazione vanno garantiti e salvaguardati;
- Formare gli operatori sulle culture dell’infanzia: strutturare percorsi formativi finalizzati alla conoscenza delle culture delle famiglie e alla riflessione sul proprio intervento, coniugando momenti di tipo informativo a momenti di coinvolgimento nella praticità;
- Sostenere il bilinguismo dei bambini: le stesse educatrici dovrebbero apprendere alcune frasi ricorrenti o anche solo parole che i bambini potrebbero utilizzare.
Per saperne di più: dal catalogo dei corsi Zeroseiplanet per la formazione continua degli operatori educativi il corso “COME ACCOGLIERE UN BIMBO STRANIERO AL NIDO E ALLA SCUOLA DELL’INFANZIA”
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