Meraviglia, magia e razionalità nel pensiero dei bambini
“…Se potessi influenzare la fata buona che, dicono, regna sui battesimi dei bambini, le chiederei di donare a ciascuno un senso di meraviglia talmente indistruttibile da durare una vita intera, come antidoto infallibile contro la noia e il disincanto, contro il preoccuparsi delle cose sterili e artificiali…se, senza questo dono da parte delle fate, un bambino deve mantenere intatto il suo senso di meraviglia, ha bisogno della compagnia di almeno un adulto capace di condividere questo senso, capace di ritrovare con lui la gioia, il mistero, il fascino del mondo in cui viviamo…”Rachele Carson
A volte ci sorprendiamo nello scoprire che i bambini credono ad esempio che tutti gli oggetti, gli animali o anche le piante siano animate ed abbiano una propria vita e possano interagire con loro: un oggetto, ad esempio, può spostarsi autonomamente oppure capire ciò che gli si dice. Questa forma di “pensiero magico” è particolarmente evidente nei bambini fino ai 6/7 anni di età: in seguito, anche per l’inizio della scuola, i bambini piano piano si avvicinano al modo di ragionare degli adulti e cominciano a comprendere che il pensiero magico non può spiegare la realtà né fornire spiegazioni plausibili per certi accadimenti.
Ma che cosa si intende per “pensiero magico”? Ed inoltre, è un aspetto dell’immaginazione che caratterizza solo i bambini oppure può essere rintracciato anche negli adulti?
Nei bambini il pensiero magico, contrapposto a quello logico-razionale tipico dell’età adulta, li porta a immaginare che ogni cosa, animata o inanimata, sia un’estensione della propria anima, e attribuiscono a tutto ciò che li circonda quello che loro pensano e provano. Questo perchè i bambini ancora non concepiscono una realtà che sia diversa dalla propria, e non sono ancora in grado di spiegarsi tutti i fenomeni intorno a loro in modo razionale e secondo legami spazio-temporali. Quindi, poichè non sono ancora in grado di differenziare i propri pensieri, sentimenti, emozioni da quelli degli altri, tendono ad attribuirli a tutti gli esseri viventi o inanimati.
Il sole ha la facoltà di decidere di scaldarci, di arrabbiarsi se la nuvola lo copre, il vento scherza con le foglie, e così via: tutto intorno al bambino parla il linguaggio delle sue emozioni, che vengono trasferite sul mondo circostante.
Un’altra funzione del pensiero magico è quella di rassicurare il bambino, e in altri casi di creare dei riti propiziatori che creano sicurezza.
Nei primi anni di vita del bambino, il pensiero magico è allora molto importante, perché gli permette di confrontarsi con una realtà ancora in parte sconosciuta, e di spiegare fatti ancora difficilmente comprensibili per lui. Attraverso questo pensiero, inoltre, è in grado di costruire una realtà sicura, a sua misura, una sorta di roccaforte che lo tranquillizza, ad esempio scongiurando qualcosa di brutto o aiutandolo a vedere realizzato un desiderio.
Vediamo allora spesso i bambini ripetere spesso un’azione o una frase, una parola: sono rituali che lo tranquillizzano, che servono a superare una paura particolare. In altri bambini prevale la necessità di attuare rituali “magici”, formule propiziatorie per controllare la realtà, renderla più sicura per se stessi: ad esempio camminare sempre sulle righe del pavimento, toccare sempre le stesse cose entrando in una stanza, sono azioni propiziatorie e rituali che scaturiscono da un “pensiero magico”. La ripetizione scatena la magia che permette al bambino di delimitare un ambiente, di costruirsi una mappa mentale per muoversi nell’ambiente con più sicurezza, di controllare la sua presenza nel mondo.
E noi adulti?
Anche per noi possiamo constatare che nel corso della nostra vita molte delle scelte che facciamo non siano basate sul pensiero logico ma motivate da forme di ragionamento illogiche, che rientrano spesso nel cosiddetto pensiero magico. E’ pur vero che uscendo dall’infanzia lentamente si sviluppa la capacità di tenere conto di punti di vista diversi dal proprio e ci si rende conto che il pensiero di tipo magico non riesce ad assolvere funzioni di adattamento alla realtà e che nelle interpretazioni dei fatti e delle emozioni bisogna ricorrere ad altre modalità che sono quelle di tipo logico.
Ma pensiamo quanti riti continuiamo a fare nella nostra vita di adulti, quante piccole azioni “propiziatorie” affinchè si verifichi un dato fatto o avvenimento desiderato… Questa azioni sono ancora dettate dal residuo di un “pensiero magico” sopravvissuto dentro di noi, nel nostro profondo.
Per saperne di più: dal Catalogo dei Corsi di formazione per educatrici di Zeroseiplanet “IL PENSIERO CREATIVO DEI BAMBINI TRA FANTASIA E RAZIONALITA’“ ]]>