I tic nervosi nei bambini: come gestirli

Quello sbattere di palpebra veloce, quel digrignare dei denti, quell’alzare le spalle, tirare fuori la lingua: fino a ieri ci sembravano movimenti occasionali, oggi invece ci accorgiamo che aumenta la frequenza con cui si manifestano in un bambino in particolare. E se fosse un tic?

Il tic è una reazione motoria o vocale all’ansia causata da una situazione di stress che il bambino sta vivendo momentaneamente, ma non deve preoccupare più di tanto perché nella maggior parte dei casi si tratta di un fenomeno transitorio. Però quello che interessa agli educatori è capire il messaggio in codice che vuole mandarci il tic del bambino, in modo da saper rispondere in maniera adeguata.

Tic transitori e tic duraturi

I tic nervosi hanno un’alta incidenza tra i bambini: circa il 20% ne soffre in modo transitorio. In genere compaiono verso i 5/6 anni, ma a volte anche alcune manifestazioni involontarie e ripetitive si riscontrano in bambini dai 2 anni; prima di questa età non si riesce a definire se il movimento stereotipato messo in atto sia effettivamente un tic.

I tic transitori si manifestano come espressione corporea, a volte vocale (grugniti, lallazioni senza motivo, schiocchi della lingua) legata a uno stato di stress momentaneo del bambino: problemi in famiglia, ansia da separazione, a volte anche un trasloco, la nascita di un fratellino…

Ed ecco che il bambino scarica nel corpo queste tensioni: il movimento, il tic diventa l’atteggiamento favorito per alleggerire le ansie. Si tratta di bambini sensibili, per i quali è più facile far passare nella motricità gli affetti e i conflitti. Una volta risolta la difficoltà, generalmente scompare anche il tic.

Quando invece il tic rimane per molto tempo, si parla di tic duraturo e di solito significa, escluse possibili cause fisiologiche ed organiche, che il disagio che sta alla fonte del tic permane e crea stress costante nel bambino.

I tic dei bambini: come gestirli?

Per prima cosa dovremmo capire che cosa non fare. Ad esempio, evitare l’eccesso di attenzione. Anche le troppe attenzioni possono creare ansia nei piccoli. Inoltre, è assolutamente inutile invitare il bambino a controllarsi: i tic nei bambini insorgono come espressione di una situazione complessa che non si riesce a gestire. Chiedere ai bimbi di controllarsi, oltre a non essere possibile, significa reprimere ulteriormente quelle emozioni.

Possiamo osservare se ci sono delle situazioni particolari in cui il tic si presenta più spesso. Quando il tic compare soprattutto in presenza di un genitore, è possibile che la mamma o il papà sia “portatore sano” di ansia nella relazione col figlio. Come? Forse con aspettative troppo elevate o un atteggiamento distratto, con tensioni personali, eccessiva apprensione o esagerato distacco. Vale comunque la pena di chiederselo. Oppure potremmo notare che il tic sembra esprimere una ribellione o una protesta che il bambino non riesce ad esprimere, o ancora, una richiesta di maggiore autonomia.

Leggiamo e trattiamo il tic come segnale di una richiesta di aiuto che il bambino ci manda, e non come un problema: ci aiuterà a non drammatizzare la situazione. Aiutiamolo ad esprimere le emozioni, anche quelle negative, come la rabbia. È importante che gli adulti riconoscano e accettino tutti i vissuti del bambino perché dietro ai tic, si nasconde una tensione emotiva che non trova un canale di espressione.


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