Disturbi specifici di apprendimento: Diagnosi ed intervento precoce alla scuola dell'infanzia
La scuola dell’infanzia rappresenta il luogo privilegiato per cogliere le modalità di espressione delle difficoltà di apprendimento; il terreno più fecondo per la prevenzione e la progettazione di interventi educativi e didattici strettamente legati alle specifiche problematiche individuali.
(a cura di dott.ssa Patrizia Dal Barco).
Le difficoltà di apprendimento rappresentano uno dei più rilevanti problemi in ambito scolastico. I disturbi specifici di apprendimento (DSA) sono disabilità di origine neurobiologica che limitano significativamente l’impiego delle abilità di lettura (dislessia), di scrittura (disortografia e disgrafia) e del calcolo (discalculia), con conseguenti ricadute nelle attività che si basano per la loro realizzazione su queste abilità, non riconducibili a deficit intellettivi, sensoriali e/o neurologici né a condizioni di svantaggio socioculturale.
La ricerca epidemiologica più recente e aggiornata in ambito nazionale indica che la prevalenza stimata dei DSA nel nostro Paese, rilevata su una popolazione scolastica del quarto anno della scuola primaria, oscilla tra il 3,1% e il 3,2% in base ai criteri adottati. Ciò significa che al termine del primo anno della scuola primaria è possibile aspettarsi che almeno un bambino in ogni classe manifesterà difficoltà significative nell’apprendimento della letto-scrittura o nel calcolo, le quali persisteranno durante il percorso scolastico successivo. Purtroppo, i risultati della stessa ricerca indicano anche come solo l’1% di questi alunni con DSA sia stato riconosciuto e abbia ricevuto una certificazione diagnostica, mentre il restante 2% pur manifestando verosimilmente delle difficoltà, non sia stato identificato come un DSA. Questi dati evidenziano, quindi, che in Italia i DSA sono condizioni cliniche particolarmente sottostimate, il cui mancato riconoscimento lascia senza tutele normative e didattiche una proporzione importante di alunni che potrebbero invece, in virtù di specifici accorgimenti, migliorare il percorso scolastico e, più in generale, l’adattamento sociale e il benessere personale. Tali disturbi sono spesso alla base dell’insuccesso scolastico e possono incidere complessivamente sul benessere della persona comportando non solo uno svantaggio scolastico, ma anche ripercussioni sullo sviluppo emotivo e sociale del bambino, la perdita dell’autostima e della motivazione a studiare. Gli apprendimenti scolastici fin dalle prime classi richiedono l’integrazione di numerose funzioni cognitive e percettivo – motorie, come visione, udito, motricità, lateralizzazione, memoria, elaborazione delle informazioni e processi associativi. Nei casi in cui il rendimento scolastico sia deficitario, si può presumere che si possa trattare di disturbi che riguardano specificamente le capacità di apprendimento e non semplicemente di poca e inefficace applicazione allo studio. Proprio per queste ragioni risulta sempre più importante focalizzare l’attenzione sulla prevenzione, sull’individuazione e sull’intervento precoce, modalità certamente da preferire rispetto ad altri interventi «pericolosamente tardivi», per poter così iniziare a lavorare in modo mirato prima dell’acuirsi delle difficoltà. In questa prospettiva diventa essenziale che la scuola recuperi la centralità del suo ruolo e si costituisca come spazio fondamentale per l’individuazione e l’impostazione di un lavoro mirato alle difficoltà di sviluppo e di apprendimento in generale. Il coinvolgimento degli insegnanti della scuola dell’infanzia permette di fornire un primo bagaglio informativo sui cosiddetti prerequisiti dell’apprendimento, vale a dire lo stato di sviluppo delle fondamentali e specifiche abilità di base. L’utilizzo di uno strumento di indagine rappresenta il primo contatto formativo per chi lavora quotidianamente nella scuola dell’infanzia. A 4 anni, infatti, le competenze si trovano ancora in una fase emergente dello sviluppo, così che osservazioni più approfondite non rappresenterebbero attendibili previsioni di rischio. Nei bambini di 5 anni, invece, tali abilità dovrebbero essere già acquisite e l’immaturità rispetto ad un apprendimento si va a caratterizzare come una condizione stabile, piuttosto che come spontaneamente compensabile. Che cosa può fare la scuola dell’infanzia? Alla scuola materna non si possono fare diagnosi di DSA, ma è necessario che il bambino possa “costruire” le abilità indispensabili per gli apprendimenti ed è importante identificare precocemente le possibili difficoltà di apprendimento e riconoscere i segnali di rischio (segnali predittivi DSA). Le rilevazione precoce delle difficoltà non può, però, limitarsi alle segnalazione o all’attribuzione di etichette (diagnostiche) con tutte le conseguenze negative che potrebbero derivarne, ma costituisce, piuttosto, il primo passo per la progettazione e la realizzazione del programma di recupero “riabilitativo” e adeguamento delle strategie didattiche al fine di attivare le risorse del bambino. Sembra dunque fondamentale cominciare già dalla scuola dell’infanzia ad intercettare queste difficoltà in modo da potenziare le competenze implicate, sostenere un corretto e sereno approccio agli apprendimenti. L’ambiente scolastico, inoltre, appare particolarmente adatto per le possibilità che offre di poter programmare e svolgere attività che evidenziano le capacità dei bambini, non limitandosi ad una diagnostica centrata solamente sul deficit. I bambini “a rischio”, sono quelli con maggiori probabilità di incontrare difficoltà nell’acquisizione degli apprendimenti scolastici di lettura, scrittura e calcolo. Prima viene attivato un intervento, maggiori sono le possibilità di recupero in virtù della più elevata plasticità del sistema nervoso. OBIETTIVI E FINALITA’ In linea con queste premesse, è utile predisporre una panoramica di strumenti, utili nel contesto scolastico, per identificare precocemente le difficoltà di apprendimento, oltre a fornire delle proposte di piani di intervento all’interno di percorsi sistematici da programmare e realizzare nel corso delle normali attività scolastiche. L’obiettivo della rilevazione precoce delle difficoltà di apprendimento non deve limitarsi alla segnalazione, ma deve costituire il primo passo per iniziare un programma educativo di recupero. Questo si rivela tanto più efficace, quanto più precoce è la sua realizzazione. In linea con tali premesse è stato realizzato e sperimentato il programma IPDA che propone strumenti per identificare precocemente le difficoltà di apprendimento e percorsi di intervento da realizzare all’interno della scuola dell’infanzia. L’obiettivo è ridurre, per quanto possibile, le differenze tra i bambini prima del loro ingresso alla scuola primaria, agendo su abilità che sono considerate prerequisiti degli apprendimenti scolastici.
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