Strategie per gestire il pianto inconsolabile
A volte anche gli educatori si sentono impotenti e frustrati di fronte al pianto inconsolabile di un bambino che ancora non sa comunicare in altro modo.
Proviamo a capire se ci sono delle strategie per gestire la situazione, ricordandoci sempre come prima regola dell’enorme potere del contagio emotivo:
Come comportarsi quando niente sembra calmare il pianto di un bambino?Se siamo calmi, trasmettiamo calma e generiamo calma; se siamo irritati genereremo irritazione
Proviamo a ricorrere a stimoli ritmici che possono aiutare molto un neonato che non riesce a rilassarsi. Sembra che questo sistema funzioni perché diminuisce la percezione dei disagi interni o esterni che lo disturbano. E’ come se fosse immerso in una stimolazione calmante che ne elimina qualsiasi altra. Ovviamente non funzionerà se il bimbo dovesse piangere per un motivo specifico che non siamo riusciti a scoprire.
SUONI RITMICI. Procuriamoci la registrazione del battito del cuore materno come il neonato lo sentiva nell’ utero. E’ molto efficace. Anche il suono basso di una musica ritmica può essere efficace, purché la musica non smetta prima che il bambino si sia addormentato, perché il cambiamento improvviso dello stimolo lo sveglierebbe.
MOVIMENTI RITMICI. Cullare un neonato che piange e farlo addormentare è un sistema vecchio quanto il mondo, e coloro che non riescono a calmare il bambino con questo sistema, lo cullano probabilmente troppo lentamente. D’ altro canto, forse sarebbe meglio, per il piccolo, che rischierebbe di far dipendere la sua serenità dalle nostre braccia, e per le educatrici che devono occuparsi anche degli altri piccoli, aiutare il bambino a superare il suo disagio non sempre cullandolo.
SUCCHIARE non fa smettere il pianto di un bambino affamato, ma calma quasi sempre un bambino che non ha fame. Il succhiotto in alcuni casi è un comodo alleato che come altre soluzioni può presentare dei contro; ma un bimbo che è spesso infelice, che si consola difficilmente in qualsiasi altro modo, si tranquillizza col succhiotto. Comunque se più o meno verso i sei mesi notiamo che il bambino si è inserito bene al nido e sta bene con tutti, cerchiamo di toglierli l’ abitudine del succhiotto prima che sia abbastanza grande da ricordarlo e sentirne la mancanza. Quello che più conta però quando un bambino così piccolo trascorre alcune ore in un asilo nido è che regni per quanto possibile un’ atmosfera serena e priva di stimoli troppo forti; e che le educatrici conservino estrema calma e disponibilità; ciò faciliterà senza dubbio l’ impegno delle stesse educatrici nel prendersi cura di questi angioletti.
Il pianto di un neonato ha sicuramente modalità differenti a seconda della natura del pianto stesso, conoscerle potrebbe aiutarci a consolare il piccolo.
Il pianto per FAME comincia con un leggero rumore simile alla tosse; il pianto vero e proprio inizia dopo, ed è prima breve, poi assume un ritmo più stabile; il bambino inizia a succhiarsi le labbra, i pugni, la lingua esce dalla bocca come per cercare qualcosa.
Se il bambino ha FREDDO, il pianto è forte e le labbra tremano, può avere la pelle d’oca ed assumere un colore bluastro.
Quando ha CALDO, il pianto è un lamento nervoso ed affannato, prima basso diventa progressivamente un pianto vero e proprio; in questo caso il bambino potrebbe coprirsi di puntini rossi.
Il pianto da DOLORE è inconfondibile: le urla sono improvvise e acute; il bambino può trattenere il respiro tra un lamento e l’ altro; il corpo è rigido, le ginocchia arrivano al petto, il volto è contratto, la lingua si muove verso l’alto.
Il pianto per NOSTALGIA (voglia di coccole) comincia con dei versetti che si trasformano in piccoli “waaa”, simili al verso di un gattino; questo pianto sparisce quando il bambino viene preso in braccio e oltre a piangere, si gira intorno per cercare la persona a cui è più legato. Molto spesso basta chiamarlo, guardarlo o toccarlo con dolcezza per farlo smettere.
Il bambino comunica STANCHEZZA quando il suo pianto prorompe in modo deciso, passando da un lieve lamento ad un pianto assai più forte accompagnato a sbadigli e ad insofferenza fisica (il bambino inarca la schiena, si afferra il viso fino a graffiarsi, scalcia, si dimena, diventa rosso). Facciamo attenzione a non confondere questi segnali con quelli assai simili caratteristici della fame. Normalmente tale comportamento lascia posto al sonno.
ATTIVITA’ OPERATIVE DA PROPORRE AL BAMBINO PER RILASSARLO
IL MASSAGGIO è un gesto ideale per comunicare al piccolo serenità e senso di sicurezza.
CON IL VISO; il viso è non solo fonte di sensazioni, ma anche fonte e veicolo di relazioni: strofiniamo il nostro viso con quello del bambino, premiamo e diamo leggeri pizzicotti con le labbra.
SFIORAMENTI; tocchiamo con le labbra la mano, la pancia, i piedini, la guancia, ecc. del bambino, e facciamogli percepire il calore e la morbidezza di questa parte del corpo.
LA CAREZZA SCIVOLOSA; prendiamo con la mano alcune parti del corpo del bambino, la mano, il piede, la gamba, e teniamoli avvolti saldamente (esercitiamo una leggera pressione), ma sempre con dolcezza tra il palmo e le dita, facciamo poi scivolare la mano lungo tutto l’arto.
SENTI COME SUONA; prendiamo un bambino e, tenendolo in braccio, avviciniamolo al nostro petto e facciamogli ascoltare i rumori prodotti dal nostro cuore e dalla nostra voce che rimbomba all’interno della cassa toracica. Parliamogli, cantiamo, produciamo svariati rumori allo scopo di fargli percepire le numerose vibrazioni prodotte dal nostro stesso corpo.
LE CULLE; prendiamo il bambino in braccio e culliamolo variando l’ intensità del movimento. Sottolineiamo le variazioni utilizzando diverse espressioni verbali, quali ad esempio “ooooooo… come vai svelto “ “ooooooo, ecco, ora vai più piano”. Possiamo anche usare una grande sciarpa resistente per legarlo al nostro petto o sulla schiena e portarlo in giro per qualche minuto. Nel “marsupio”, il bimbo può seguirci mentre eseguiamo anche altri compiti, quali riordinare una stanza, preparare una merenda, ecc… Possiamo, insieme ad un’altra educatrice, cullarlo anche utilizzando una coperta. Verbalizziamo sempre ogni suo movimento e ogni sua azione. Per rendere più gradevole questa attività, possiamo anche cantare o utilizzare della musica come sottofondo.
Per saperne di più: dal catalogo di corsi di Zeroseiplanet per educatrici di asilo nido, il corso “LA FORZA DELLE EMOZIONI: LA COMPETENZA EMOTIVA AL NIDO“
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