Bambini disabili al nido
Combattere la discriminazione nei confronti dei bambini disabili e aiutare i loro genitori a superare i rischi di emarginazione a cui vanno incontro. Sono questi gli obiettivi del progetto con la consulenza di Zeroseiplanet, che sta portando alla realizzazione di un asilo nido appositamente studiato per favorire l’integrazione fra bambini disabili e bambini normodotati. Si tratta di un progetto pioneristico in Italia, che apre le porte a una nuova visione del nido d’infanzia, dove non esistono barriere architettoniche e distinzioni fra piccoli utenti. Di solito, infatti, i bambini disabili in età prescolare vengono tenuti a casa oppure, se inseriti al nido, vengono affiancati da insegnanti di sostegno. Nel nuovo asilo nido, invece, hanno la possibilità di interagire con gli altri loro coetanei negli spazi comuni, condividendo i giochi, la mensa, le stesse insegnanti.
Il servizio che il progetto intende realizzare, si propone di svolgere un ruolo attivo per la piena affermazione del significato e del valore dell’infanzia secondo i principi di uguaglianza e pari opportunità, rispetto della diversità, libertà e solidarietà.
Nel rispetto dei diritti di tutte le bambine e i bambini e nella prospettiva della prevenzione di ogni forma di svantaggio e discriminazione, l’obiettivo del progetto è quello di sostenere la frequenza e l’integrazione all’interno del Nido d’Infanzia dei bambini portatori di handicap o che vivono in particolari condizioni di svantaggio (es: bambini con protesi), in quanto siamo profondamente convinti che l’attenzione ai bisogni di bambini “speciali” arricchisca la riflessione sul progetto educativo nel suo complesso.
Quanto riportato presuppone che il Nido d’Infanzia, come istituzione educativa, formi le sue sezioni eterogenee e composite.
La presenza di un bambino disabile, con un handicap fisico o psichico, è un’esperienza che coinvolge la struttura nel suo complesso e in tutte le sue componenti.
E’ infatti un impegno esplicito del servizio quello di assicurare l’integrazione più completa ai piccoli con difficoltà di sviluppo e di apprendimento. La semplice disponibilità all’integrazione non è sufficiente per definire il complesso di azioni necessarie per costruire attorno al bambino in difficoltà e alla sua famiglia una condizione di accettazione esplicita e sincera e per garantire le condizioni per il conseguimento di sensibili progressi riabilitativi.
L’integrazione precoce assume particolare significato proprio per l’influenza determinante che esercita il contesto ambientale sullo sviluppo del sistema nervoso e sull’acquisizione delle competenze e delle abilità. Per il bambino disabile il rapporto con la realtà concreta, fatta di oggetti che rimandano informazioni e attivano percezioni, dovrebbe essere continuo, particolarmente vario e ricco e costituire parte essenziale del progetto educativo per lui predisposto.
Le ricerche scientifiche evidenziano come lo sviluppo percettivo e intellettuale siano influenzati dalle esperienze e dalla qualità della vita nei primi 3 o 4 anni. Questo sottolinea come non dovrebbero essere rinviati interventi specifici a favore del bambino disabile sia all’interno del nucleo familiare, sia in una situazione di vita collettiva e sociale, quale è quella rappresentata dai servizi educativi per la prima infanzia.
Nell’intervento specialistico che può realizzare il personale del nido, particolare attenzione deve essere riservata, ad esempio, al rapporto con la famiglia, con la quale può essere costruito un percorso di accettazione e conoscenza dell’handicap del bambino.
Non deve inoltre essere trascurato l’aspetto emotivo che pervade tali situazioni; data l’età dei bambini, si tratta infatti quasi sempre di esperienze molto recenti nella storia della coppia: l’angoscia, la disperazione e il dolore sono sentimenti che possono trasformarsi in depressioni e in comportamenti e reazioni inaspettate e difficili da gestire.
Di norma, il personale dei servizi per la primissima infanzia non ha competenze specifiche per l’intervento con bambini disabili. La collaborazione con i servizi sociali e l’equipe psicopedagogica di territorio può suggerire le soluzioni e i comportamenti da adottare per favorire lo sviluppo delle capacità fisiche e sociali possibili e la migliore integrazione del bambino con il gruppo della sezione.
La normativa prevede che in ogni sezione che accoglie un bambino con difficoltà sia presente un educatore in più in appoggio, per favorire una maggiore integrazione e raggiungere un rapporto numerico più basso tra adulti e bambini. In tal modo sono favoriti siam momenti nei quali il bambino è con un solo educatore in una situazione individuale, sia momenti per partecipare alle attività di sezione in piccoli gruppi insieme ai coetanei.
Nell’art. 12 della legge 104 è previsto che i servizi educativi per la prima infanzia debbano garantire il diritto all’inserimento e alla frequenza dei bambini disabili e che tale inserimento vada definito anche in collaborazione con i servizi appositi delle ASL e con i servizi sociali dei Comuni.
E’ bene inoltre verificare che la struttura non presenti barriere architettoniche tali da creare disagio o difficoltà alla frequenza (rampe, passaggi per carrozzine, spazi per l’igiene con idonea attrezzatura). Nei cataloghi specializzati vengono inoltre presentati gli arredi e le suppellettili per favorire corrette posture e lo sviluppo fisico e armonico.
Obiettivi dell’attività dedicata al bambino disabile:
• favorire il distacco dalla situazione familiare
• favorire l’inserimento nel gruppo
• sostenere il processo di costruzione dell’identità
• prestare attenzione al rapporto fra crescita fisica e crescita psichica
• intervenire con azioni mirate a sostegno delle difficoltà
• progettare momenti e attività individuali e collettive
• mettere a disposizione materiali e strumenti adatti
• offrirsi come modello per l’acquisizione di saperi e comportamenti
Importante nel progetto è anche la definizione degli ambienti di vita e dei tempi di esperienza del bambino all’interno della sezione: devono essere esaminate con estrema attenzione la sua progressiva integrazione nel gruppo e la possibilità di avere invece momenti e proposte individualizzati in luoghi separati. Determinante è infatti non disperdere il potenziale educativo che la vita in collettività rappresenta per ogni bambino e, in modo particolare, per quelli in situazione di disagio.
L’educatore deve:
• sostenere i genitori nella costruzione del rapporto con il bambino
• condividere la funzione di cura e assistenza
• osservare l’evolversi del bambino e costruire una rete di informazioni e di esempio di conoscenze
• coinvolgere la famiglia verso interventi specialistici e si riabilitazione
• porsi come modello di comportamento
• porsi come interlocutore attento e disponibile
PER SAPERNE DI PIU’: dal catalogo dei corsi Zeroseiplanet per educatrici di asilo nido e insegnanti di scuola dell’infanzia, il corso “STRATEGIE E PERCORSI PER INTEGRARE I BAMBINI CON DISABILITA’ AL NIDO” ]]>